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Ambystoma mexicanum - Axolotl

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Regno 

Animalia

Phylum 

Chordata

Subphylum 

Vertebrata

Infraphylum 

Gnathostomata

Superclasse 

Tetrapoda

Classe

Amphibia

Sottoclasse 

Lissamphibia

Ordine 

Caudata

Sottordine 

Salamandroidea

Famiglia 

Ambistomatidae

Genere 

Ambystoma

Specie 

mexicanum

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Nome comune

  • Български (bulgaro): Аксолотл
  • Dansk (danese): Axolotl
  • Deutsch (tedesco): Axolotl
  • English (inglese): Axolotl
  • Español (spagnolo): Ajolote, Salamandra ajolote, Ajolote mexicano
  • Français (francese): Ambystome du mexique, Salamandre du mexique
  • Nederlands (olandese): Axolotl
  • 日本語 (giapponese)アホロートル [Ahorōtoru], ウーパールーパー [Ūpā Rūpā]
  • Polski (polacco): Ambystoma meksykańska
  • Português (portoghese): Ambystoma mexicanum
  • Русский (russo)Аксолотль [Aksólotl]
  • Українська (ucraino)Аксолотль [Aksólotl]
  • 中文(cinese): 墨西哥蠑螈 [mò xī gē róng yuán]

 

La specie Ambystoma mexicanum è comunemente chiamata in Italia con il nome di Axolotl (pronunciato /ˈæksəlɒtəl/), le cui origini risalgono all’antica civiltà azteca. A proposito della coniazione del nome, gli studiosi hanno elaborato due diverse teorie:     
  • La prima vede protagonista la divinità Xōlōtl, dio dei lampi, della trasformazione e della morte. Nella mitologia azteca, l’inizio dei tempi è narrato come un periodo di importanti decisioni degli Dei, riguardanti la nascita della componente biotica e abiotica del pianeta. In risposta alla necessità del sole di sorgere tutti i giorni sulla Terra, le divinità si riunirono per scegliere chi sacrificare tra loro in suo onore. Il prescelto per il sacrificio fu Xōlōtl che, non accettando la decisione dei compagni, fuggì nel tentativo di salvarsi. Il dio si nascose dalla morte assumendo le sembianze più disparate, fin quando non venne scoperto e ucciso nel corso della sua ultima trasformazione, quella in Axolotl. L’animale, racconta il mito, è dunque l’incarnazione vivente della divinità e per questo è stato anche soggetto della venerazione azteca.
  • La seconda teoria corrisponde invece alla traduzione letterale del termine. Nella lingua azteca Nāhuatl, il nome Axolotl, deriva dalla combinazione delle parole "Ātl", dio dell’acqua, e " Xōlōtl", dio dei lampi, della trasformazione e della morte, che nelle rappresentazioni artistiche veniva raffigurato dagli Aztechi come un uomo con la testa di un cane. Per questo motivo “Āxōlōtl” viene tradotto in italiano come cane acquatico, mentre in inglese come water-dog. La traduzione del termine Axolotl può però assumere altri significati, quali: water doll (bambola d’acqua), water slave (schiavo d’acqua), servant of the water (servo dell’acqua). 

 

 

SOPRANNOMI

Gli Australiani e i Neozelandesi si riferiscono spesso all’Ambystoma mexicanum come al Mexican Walking Fish (pesce messicano che cammina) per la sua morfologia. Tuttavia, la reale classe di appartenenza dell’animale è l’Amphibia. Un altro soprannome, meno carino del precedente, attribuitogli per l’aspetto insolito, è Water Monster (mostro acquatico).

 

 Distribuzione  e habitat

 

Inizialmente gli Axolotl erano animali endemici dei laghi Chalco e Xochimilco, specchi d’acqua dolce situati nel cuore del Messico, a sudest della valle omonima. Tuttavia nel corso della storia, il continuo proposito dell’uomo di guadagnare terre da coltivare ed il drenaggio d’acqua contro le frequenti alluvioni di Città del Messico, hanno trasformato entrambi i paesaggi lacustri in reti di canali più o meno profondi. Oggi gli esemplari di Ambystoma mexicanum selvatici rischiano di estinguersi non solo per la restrizione del loro biotopo, ma anche per l'alto tasso di inquinamento e l'inserimento nel loro habitat di specie animali alloctone.

 

 

La cartina compara la situazione idrografica attuale con quella passata.

 

 

I corsi d’acqua in cui vivono gli Axolotl hanno fondale fangoso, presentano assenza di corrente e sono caratterizzati da una fitta vegetazione acquatica. Il clima della regione è semisecco temperato, con temperature medie intorno ai 14-18°C; la stagione delle piogge comprende i mesi da giugno a ottobre, con precipitazioni annue non superiori ai 600 mm.

L’animale, in condizioni estreme, sopravvive tra i 5 e i 10°C, rallentando il proprio metabolismo e diminuendo l’apporto di cibo; mentre temperature superiori ai 26°C debilitano fortemente il suo corpo, portandolo rapidamente all’esposizione di malattie e, conseguentemente, alla morte (30°C).

 

Da un punto di vista chimico, l’Axolotl vive in acque mediamente dure, cioè contenenti al loro interno equilibrate concentrazioni di sali. Questo perché in acque tenere (poco mineralizzate) l'esemplare soffre di anemia temporanea, dove la pelle sbianca e le branchie perdono il loro colore rosso acceso per alcuni minuti. Il pH ottimale dell'acqua abitata dall'Axolotl è neutro o leggermente basico, compreso tra 7 e 7,5.

 

 Morfologia  e anatomia

L’Ambystoma mexicanum è un anfibio insolito in natura, poiché mantiene le caratteristiche fisiologiche e morfologiche dello stadio larvale anche dopo la maturità sessuale (non compie la metamorfosi). Questa sua capacità, nota come neotenia, gli ha permesso di colonizzare con successo il suo habitat naturale e di vivere una vita mediamente più lunga. La neotenia nell’Axolotl, dipende da un gene limitante la sintesi degli ormoni TSH (ormoni stimolanti la tiroide). Il risultato è una carente produttività degli ormoni tiroidei, quali la tiroxina (T4) e la triiodiotironina (T3). T4 e T3 sono costituite entrambe da iodio e regolano il metabolismo, l’accrescimento e lo sviluppo dei tessuti del corpo.

L’Axolotl può tuttavia essere indotto a trasformarsi in salamandra con degli specifici trattamenti ormonali, come ad esempio l’iniezione di iodio (con cui vengono sintetizzati dall’organismo gli ormoni tiroidei) o l’iniezione di tiroxina. L’Ambystoma mexicanum metamorfa spontaneamente solo quando le condizioni dell’ambiente in cui vive sono particolarmente sfavorevoli per lo sviluppo della vita acquatica, un presupposto che nella maggior parte dei casi porta però alla sua morte. Un esemplare neotenico vive in media 12-15 anni (a Parigi ne è stato registrato uno conseguente addirittura 25 anni), mentre una salamandra di A. mexicanum, sempre che riesca a sopravvivere alla trasformazione, non supera mediamente il quinto anno di vita.

 

  

Fig 1. Axolotl normale, neotonico.     

Fig 2. Axolotl in metamorfosi: le branchie si stanno riassorbendo, gli arti irrobustendo, la cresta dorsale è quasi totalmente scomparsa e la testa sta cambiando. 

Fig 3. L’esemplare ha compiuto la metamorfosi.   

 

 

APPARATO SCHELETRICO E MUSCOLARE

I piccoli di Axolotl hanno circa 1-2 cm di lunghezza, mentre l’esemplare adulto è mediamente lungo 25-30 cm e pesa più di 300 grammi. L’animale ha quattro arti, con quattro dita sugli anteriori e cinque sui posteriori. Tutt’intorno al corpo presenta dei solchi costali, deputati a mantenere l’umidità. Le coste dell’animale sono brevi e la sua colonna vertebrale, che forma esternamente la cresta dorsale, è costituita da circa 50 vertebre. Il 70% di queste, sono localizzate nella regione della coda.

L’Axolotl nuota sfruttando l’azione dei muscoli. Ai lati della colonna vertebrale si trovano, infatti, dei fasci di fibre muscolari detti miotomi. Contraendoli in sequenza, a distanza di frazioni di secondo l’uno dall’altro, l’animale crea un movimento a onde che si propaga lungo il corpo, in senso antero-posteriore, fino a far muovere la coda da una parte all’altra. Questo moto alternato spinge in avanti l’anfibio permettendogli di spostarsi rapidamente nell’acqua.

 

 

APPARATO CIRCOLATORIO

L’Axolotl, come tutti gli anfibi, è un animale a sangue freddo (ectoterma), la cui temperatura corporea è influenzata dall’ambiente esterno. La termoregolazione avviene per mezzo della dilatazione o della costrizione dei vasi sanguigni periferici e per la costante secrezione delle ghiandole cutanee. La colorazione della pelle ha un ruolo significativo nella termoregolazione, in quanto la pigmentazione scura assorbe le radiazioni infrarosse (quindi il calore) e quella chiara le riflette.

Il cuore dell’esemplare è strutturato in modo da formare tre cavità: l’atrio destro, l’atrio sinistro ed il ventricolo. La piccola quantità di sangue ricca di ossigeno che giunge nell’atrio sinistro viene spinta dalla contrazione cardiaca nel ventricolo (H), dove si mescola insieme al sangue venoso proveniente dall’atrio destro. A seguire, la cavità ventricolare pompa il sangue nel tronco aortico (A), sviluppato anteriormente in due grossi rami che si articolano lungo ciascun lato del collo in 3 o 4 vasi arteriosi (b). Questi canali, vascolarizzano interamente l’apparato branchiale e polmonare dell’animale e formano intorno alla sua gola degli archi laterali che si riuniscono nuovamente posteriormente per formare l’aorta discendente. L’apparato cardiovascolare svolge gli scambi gassosi con l’apparato respiratorio per rifornire di ossigeno le cellule del corpo, riceve dall’apparato digerente le sostanze nutritive da trasportare nei vari organi e vi asporta le sostanze di rifiuto.

 

 

RESPIRAZIONE

L’Axolotl ha la possibilità di respirare in quattro differenti modi:  

  • Attraverso le branchie esterne, chiamate rami per la loro forma. Sono le tre strutture di colore rosso che si allungano posteriormente ai lati della testa. Ciascun ramo branchiale possiede sottilissimi filamenti piumosi, contenenti numerosi capillari. Ogni volta che una di queste sottili strutture si sposta, l’ossigeno presente nell’acqua passa direttamente nel sangue dei capillari, e il corpo dell’Axolotl libera all’esterno l’anidride carbonica. Quando la percentuale di ossigeno disciolta nell’acqua è scarsa, le branchie tendono ad aumentare la propria lunghezza ed estensione, apparendo visibilmente più piumose. Questa soluzione è adottata dall’organismo per aumentare la superficie di scambio con l’O2. I vasi sanguigni dei filamenti piumosi si diramano ingrossandosi nelle arterie degli archi laterali che trasportano il sangue ossigenato nell’atrio sinistro del cuore.  
  • L’animale può respirare attraverso la respirazione cutanea. La sua pelle infatti è molto fine e delicata, tale da permettere facilmente gli scambi gassosi. Le ghiandole mucose che la rivestono, si occupano inoltre di facilitare la respirazione attraverso il loro compito di tenere il tegumento costantemente umido.  
  • In minor parte, la respirazione avviene per mezzo della membrana buccofaringea, situata vicino alla parte posteriore della gola. Questa è riccamente vascolarizzata e scambia ossigeno e anidride carbonica similmente alla superficie esterna del corpo. 
  • L’Axolotl, pur mantenendo la morfologia larvale, sviluppa dei polmoni rudimentali. Il sistema polmonare non è indispensabile per la sua sopravvivenza ma è possibile, di tanto in tanto, osservare l’esemplare salire in superficie per inspirare un boccone d’aria. L’aria trattenuta al suo interno gli permette di fluttuare nell’acqua, e di spostarsi rapidamente in superficie. In genere i polmoni si sviluppano poco dopo che le zampe posteriori raggiungono la loro lunghezza massima.

 

 

APPARATO TEGUMENTARIO

La pelle dell’Axolotl è liscia e delicata, priva di peli, penne e scaglie. Anche se molto sottile, funge da barriera protettiva contro i traumi meccanici e gli agenti patogeni, costituisce un organo di senso (attraverso i recettori cutanei e dolorifici), svolge un importante ruolo nella respirazione e le sue ghiandole mucose mantengono costantemente idratata la superficie esterna del corpo. Gli strati che compongono la cute sono l’epidermide e il derma, divisi tra loro da una linea di giunzione dermo-epidermica rettilinea. L’epidermide (non vascolarizzata), situata esternamente, è costituita per la maggior parte dai cheratinociti: cellule che producono cheratina, una proteina fibrosa molto resistente. Nello strato basale i cheratinociti si dividono, generando ogni giorno milioni di nuove cellule che degenerano pian piano verso l’alto, dapprima originando lo strato spinoso, poi quello granuloso. A differenza dell’uomo, l’Axolotl non arriva mai a formare uno strato di cellule completamente morte e, per questo motivo, è molto più vulnerabile e delicato. Il derma, più profondo e vascolarizzato, è costituito da tessuto connettivo denso e contiene al suo interno le cellule responsabili della colorazione cutanea, i cromatofori.

 

 

VARIETÀ CROMATICHE

Le variazioni cromatiche dell’Axolotl dipendono da cellule specializzate, dette cromatofori. Queste cellule, distribuite prevalentemente nel tessuto connettivo del derma, contengono numerosi granuli di pigmento. Partendo dall’esterno verso l’interno, distinguiamo tre diversi tipi di cromatofori:  

 

  • Xantofori, aventi al loro interno carotenoidi e pteridine, pigmenti gialli e rossi. 
  • Iridofori, contenenti purine cristallizzate che conferiscono un colore bianco-argenteo. La pelle dell’animale appare lucida e riflette la luce bianca nelle lunghezze d’onda del blu.
  • Melanofori, le cellule più profonde, aventi al loro interno melanina, un pigmento nero-marrone.

 

Ciascun essere vivente manifesta differenti caratteristiche a seconda dei geni che costituiscono i suoi cromosomi. Nella specie Ambystoma mexicanum, ogni cellula del pigmento è regolata da un gene distinto, non legato agli altri, ed ereditato in modo indipendente. Gli scienziati, dagli incroci dei diversi esemplari, hanno così potuto individuare l’allele dominante e recessivo di ciascun carattere.

 

 

AGISCE SUGLI

IRIDOFORI

AGISCE SUI

MELANOFORI 

AGISCE SUGLI

XANTOFORI 

Nero 

Nessun Effetto 

Nessun Effetto 

Nessun Effetto 

B x B | B x b

M x M | M x m 

A x A | A x a 

N x N | N x n 

Bianco 

Melanoide 

Albino 

No rosso, No giallo 

b x b 

m x m 

a x a 

n x n 

 

Come si osserva dalla tabella, il fenotipo melanoide (dall’incrocio m x m) determina una assenza di iridofori nelle cellule dell’animale, che assume perciò un aspetto molto scuro e l’incapacità di riflettere la luce (Fig. 1). Gli animali omozigotiper l’allele "n" (n x n) sono invece privi di xantofori, e nella loro colorazione mancano dei pigmenti gialli e rossi.

La disposizione dei pigmenti all’interno dei cromatofori è regolata da un gene portato dagli alleli “B” e “b”. Quando l’individuo ha genotipo “b x b”  i granuli pigmentati sono concentrati intorno al nucleo cellulare, lontano dalla superficie esterna, che assume un colore bianco (esemplare detto leucistico, Fig. 2). Mentre se l’Axolotl possiede il carattere dominante “B”, i pigmenti si espandono nel citoplasma della cellula attraverso ramificazioni citoscheletriche che mostrano intensamente il loro colore all’esterno.

Durante gli anni settanta furono eseguiti diversi esperimenti nell'università dell'Indiana (USA) per cercare di ottenere Ambystoma mexicanum albini puri. Il risultato furono colorazioni mai viste, dovute alle più rare combinazioni dei geni del pigmento con il gene dell’albinismo. La prima tonalità (Fig. 3) è l'albino d'oro, detto golden, avente genotipo “aB x aB” o “aB x ab”. I pigmenti gialli, in assenza di melanina, sono numerosissimi e ben visibili per la loro distribuzione prossima alla membrana cellulare. Il secondo esemplare di Albino (Fig. 4) ha genotipo “na x na”, dunque non possiede né melanina, né xantofori. Il suo aspetto è bianco, ma diventa di colore giallo con l'età, a causa dell'accumulo nei suoi tessuti di riboflavina (la vitamina B2). Il terzo tipo di albino (Fig. 5) è l’albino bianco, omozigote per "b" e per "a" (ab x ab). Nell’animale è possibile notare più facilmente la presenza delle cellule iridofori, soprattutto tra i suoi rami branchiali. La quarta ed ultima colorazione (Fig. 6) è quella dell’albino melanoide (am x am). L’Axolotl possiede un solo tipo di cellule del pigmento ed ha, per questo, cenni di colore giallo sulla testa e sul dorso.

Gli organismi aventi alleli dominanti per ciascun carattere sono più comunemente quelli selvatici, da cui il nome wild-type. La tonalità wild-type cambia da individuo a individuo, generalmente la sua base è marrone scura, con numerose macchie nere, dorate o verdi oliva (Fig. 7, 8).

 

       
 Fig 1. Melanoide  Fig 2. Leucistico  Fig 3. Golden  Fig 4. Albino
       
       
 Fig 5. Albino bianco  Fig 6. Albino melanoide  Fig 7. Wild-type  Fig 8. Wild-type

 

L’animale albino è facilmente distinguibile da quello leucistico per i suoi caratteristici occhi rossi (o bianchi). Similmente, l’esemplare wilde-type differisce da quello melanoide per un brillante anello intorno alla pupilla dell'occhio.

 

 

SISTEMA NERVOSO

Secondo la classificazione morfologica, il sistema nervoso viene suddiviso in due parti: SNC e SNP.   

  • Il sistema nervoso centrale (SNC) è costituito dall’encefalo e dal midollo spinale, accolti rispettivamente nel cranio e nel canale vertebrale (cresta dorsale). Il cervello dell’Axolotl è appena più evoluto di quello dei pesci e ha un cervelletto quasi rudimentale. Gli  organi del SNC funzionano da centri integratori e di comando che interpretano le informazioni in entrata e inviano comandi sulla base delle esperienze passate. 
  • Il sistema nervoso periferico (SNP) è formato principalmente dai nervi che emergono dall’encefalo e dal midollo spinale. I nervi cranici sono 10 paia (a differenza dei mammiferi che ne hanno 12) e trasmettono gli impulsi dall’encefalo alla periferia e viceversa; i nervi spinali trasportano gli impulsi dal midollo spinale alla periferia, e in senso opposto.

 

 

ORGANI DI SENSO

La vista dell’Axolotl è poco sviluppata e le informazioni relative all’immagine vengono elaborate per il 90% dalla retina e solo per il 10% dal cervello. Le pupille degli occhi sono rotonde e il loro accomodamento (messa a fuoco) viene effettuato per mezzo di movimenti  in avanti e indietro. L’animale non ha la capacità di difendersi contro l’esposizione luminosa, che quindi risulta essergli particolarmente fastidiosa.

Ciò nonostante, la vista non è indispensabile per la sua esistenza; ci sono infatti esemplari, provenienti da esperimenti in laboratorio, che fin dalla nascita non presentano gli occhi. Questo difetto morfologico è dovuto all’alterazione di un gene, capace di impedire la formazione del bulbo oculare. L’esemplare senza occhi vive tranquillamente, guidato soprattutto dal suo olfatto, ma le sue cellule nervose dell’ipotalamo non gli permettono di riprodursi. L’ipofisi rilascia inoltre un maggior numero di ormoni MSH che stimolano la sintesi del pigmento melanina, rendendo la pelle dell’Axolotl particolarmente scura. Recenti studi hanno dimostrato l’efficacia dell’innesto degli occhi nelle fasi embrionali 26-27 che, oltre a rivelarsi degli organi funzionali, portano il corpo ad una normale pigmentazione.

 

   
 Fig 1. Esemplare normale  Fig 2. Esemplare senza occhi

 

L’udito dell’animale è anch’esso un organo di senso poco sviluppato, costituito unicamente dall’orecchio interno. È in grado di percepire suoni bassi ma  non è capace di distinguerli distintamente. Un forte suono improvviso può spaventare l’Axolotl, costringendolo a nascondersi. Come negli altri vertebrati, l’orecchio possiede i recettori dell’equilibrio che consentono all’esemplare di muoversi e orientarsi nello spazio.  

L’olfatto dell’Ambystoma mexicanum è molto evoluto e gli permette di rivelare la presenza di concentrazioni minime di sostanze, come anche la posizione del cibo. Le cavità nasali sono a fondo chiuso, ricoperte da un epitelio con cellule recettrici olfattive: molte terminano con dei dendriti microvillari, un minor numero formano le ciglia.

Il gusto è percepito dalle papille gustative distribuite sulla lingua e sul palato, all’interno del cavo orale. Per l’Axolotl, il sapore di ogni sostanza, dipende soprattutto dalla stimolazione dei recettori olfattivi.  

Il tatto è particolarmente sviluppato ed è recepito dai recettori tattili, posizionati su tutta la superficie cutanea.

L’Axolotl, come i pesci, possiede poi un sesto senso chiamato linea laterale, formato da un sistema di organi in grado di captare le vibrazioni (incluse quelle provocate dal movimento di possibili prede o predatori) e le differenze di pressione dell’acqua. La linea laterale è costituita da neuromasti, recettori alloggiati in canali che si trovano nelle ossa della testa e lungo i fianchi.

 

 

APPARATO DIGERENTE

La dentatura dell’Axolotl è primitiva, non adatta a masticare o a strappare il cibo; di conseguenza gli alimenti vengono inghiottiti interi e non superano le dimensioni della sua bocca. Per fare un semplice esempio, il più potente morso dell’animale non avrebbe minimamente la forza di perforare la cute dell’uomo che, tra l’altro, non sentirebbe alcun dolore. Il termine Ambystoma si riferisce all’ampia "bocca a coppa", che nel momento del pasto viene aperta prima ancora dello scatto predatore sul cibo.

L’apparato digerente dell’Axolotl è relativamente corto e semplice. Gli alimenti vengono ingeriti nella bocca e trasportati dalla faringe e dall’esofago allo stomaco, che li digerisce formando il chimo. La digestione viene completata nel tratto iniziale dell’intestino tenue grazie all’aiuto della bile, secreto del fegato, e i nutrimenti ottenuti vengono assorbiti dalle cellule dei villi intestinali. Le sostanze di rifiuto procedono nell’intestino crasso per essere espulse nella sua parte terminale, la cloaca (in cui sboccano anche i dotti genitali e urinari dell’animale). Complessivamente la digestione dell’Axolotl richiede 2-3 giorni di tempo.

 

 

APPARATO URINARIO

L’apparato urinario elimina le scorie azotate dell’organismo e regola l’equilibrio idrico, elettrolitico e acido-base del sangue. Il catabolismo azotato dell’Axolotl è ammoniotelico, ovvero: libera ammoniaca come ultimo prodotto del metabolismo. L’animale possiede due piccoli reni dorsali, dai quali originano gli ureteri. L’urina per essere espulsa attraversa prima questi, e poi la cloaca. 

 

 Biologia

L’Axolotl raggiunge la maturità sessuale tra i 6 ed i 18 mesi di età; normalmente il primo a svilupparsi è il maschio, tardivamente la femmina.  È possibile distinguere i due sessi per diverse caratteristiche morfologiche. La femmina sessualmente matura tende ad avere un corpo arrotondato a causa del numero di uova presenti al suo interno, mentre il maschio adulto ha una regione cloacale molto pronunciata e presenta una coda più lunga. Gli esemplari leucistici, dorati e albini quando raggiungono la maturità sessuale mostrano delle piccole macchioline scure sull’estremità delle dita di ciascun arto. Al contrario, gli esemplari wild-type e melanoid mostrano delle macchioline più chiare.

La stagione di accoppiamento degli Axolotl è tra dicembre e giugno, anche se gruppi di ricercatori hanno dimostrato di poter indurre gli animali al corteggiamento, in qualsiasi momento dell’anno. La riproduzione è legata, infatti, ad una serie di fattori ambientali che, una volta presenti, attivano automaticamente lo stimolo. L’università dell’Indiana fu la prima a scoprire la luce come uno dei fattori favorevoli al corteggiamento degli Ambystoma mexicanum. L’esperimento consistette nell’esporre una coppia di Axolotl ad un fotoperiodo breve e, giorno dopo giorno, ad uno sempre più lungo. Nel giro di poche settimane l’esito della prova si rivelò positivo. Più avanti Peter W. Scott e il suo team verificarono l’influenza della temperatura dell’acqua. Nell’esperimento, due esemplari di Axolotl vennero tenuti per un paio di settimane in due vasche separate, ad una temperatura di circa 20-22 °C, per essere poi riuniti in una vasca avente 12-14 °C. La prova si rivelò positiva, ma solo in parte: non sempre funziona per la femmina.

 

 

CORTEGGIAMENTO

Il primo passo per l’accoppiamento viene eseguito dal maschio che, per richiamare l’attenzione, nuota attorno alla femmina sollevando la coda e agitandola vigorosamente. Quando è pronto, attacca su una superficie ruvida di una roccia, o di un pezzo di legno, 5-25 spermatofori (pacchetti di sperma). Attraverso dei colpetti sull’apertura cloacale della femmina, riesce a guidarla in giro nell’acqua, facendole raccogliere gli spermatozoi. La fecondazione degli ovuli avviene all’interno del corpo femminile. Anche la stessa può dare dei colpetti sull'apertura cloacale del maschio, prolungando la danza di corteggiamento.

 

 

UOVA

Nel giro di qualche ora o entro due giorni la madre cerca un posto riparato per la deposizione (in genere una pianta) e depone le uova sottoforma di strutture gelatinose contenenti ognuna dalle 50 alle 100 uova, per un totale che può arrivare ad 800-1000 uova. Queste possiedono una membrana cellulare molto resistente e, per via della loro trasparenza, è possibile osservare al loro interno lo sviluppo degli embrioni.

 

 

SVILUPPO DI UN EMBRIONE

 

 

 

 

 

LARVE

Maggiore è la temperatura dell’acqua, più veloce è il tempo della schiusa. Con una temperatura di 25 °C le uova si aprono in meno di 14 giorni, mentre in acque di 18 °C possono impiegare anche 20-30 giorni. Le larve di Axolotl rimangono immobili sul fondo fino al totale assorbimento del sacco vitellino (la sostanza nutritiva e gelatinosa contenuta nelle uova). La loro lunghezza appena schiuse è di 11 mm anche se, con tempi diversi l'una dall'altra, crescono relativamente in fretta. Quando i piccoli raggiungono i 4 cm tendono a manifestare segni di cannibalismo, mordendo gli arti e le branchie dei fratelli. Questa fase viene però superata nel giro di qualche settimana. La sopravvivenza delle larve è del 50-70%; la loro morte può dipendere da infezioni o da difetti genetici. 

 

Crescita larvale, la linea bianca equivale a 1 cm.

 

Colonna di sinistra

Nei primi 30 giorni la larva sviluppa le branchie e gli arti anteriori.

Il 36° giorno le dita delle due zampe  sono distinguibili e, in corrispondenza dell’attaccatura degli arti posteriori, si formano delle piccole gemme.

44 giorni l’esemplare presenta tutti gli arti.

Al 51° giorno la larva inizia a sviluppare i polmoni.

L’animale diviene un piccolo Axolotl in miniatura entro 72 giorni.

 

Colonna di destra

Lo sviluppo di un esemplare della stessa covata sottoposto dal 14° giorno all’effetto dell’ormone tiroxina (T4).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COMPORTAMENTO

L’Axolotl è essenzialmente un animale notturno, per via del suo fastidio all’esposizione luminosa. Durante le ore diurne si riposa in genere nascosto tra le foglie delle piante acquatiche, dietro le rocce o sotto la ghiaia sottile. L’animale vive in gruppi pacifici, convivendo talvolta insieme ad altre salamandre. Manifesta un comportamento aggressivo, dovuto all’insazietà, solo nella fase larvale.

L’A. mexicanum selvatico, nei confronti dell’uomo, è molto timido e riservato. Al contrario, l'esemplare cresciuto in cattività è molto confidente con il suo padrone, e lo riconosce fin da subito come suo nutritore.

 

  Alimentazione

L’Ambystoma mexicanum è un animale carnivoro, il che implica una dieta a base di vermi, insetti, crostacei e (nella fase adulta) piccoli pesci. La quantità di cibo ingerita e la frequenza di ogni pasto variano a seconda delle dimensioni, della fase di maturità e dalla temperatura dell’acqua. Più alta è la temperatura, maggiori sono la velocità di digestione e il nutrimento assunto. Un esemplare di Axolotl giovane consuma cibo ogni giorno, per poi passare allo stadio adulto dove si nutre al massimo 3-4 volte alla settimana. L’Ambystoma mexicanum possiede un basso metabolismo ed una lenta digestione che gli permettono di percepire la sensazione di sazietà. Prima ancora del termine della precedente digestione, non introdurrà dunque alimenti. L’alimentazione del loro habitat naturale, può essere costituita da:

 

  • Bloodworms (Fig. 1), larve di moscerini (appartenenti alla famiglia Chironomidae), che prendono il nome dal loro colore rosso vivo. Vivono nei sedimenti dei laghi, dove si nutrono di detriti. Si tratta di un alimento molto nutriente e ben bilanciato.
  • Blackworms (Lumbriculus variegatus, Fig. 2), lombrichi acquatici, ma molto più piccoli e sottili dei lombrichi terrestri. Hanno una colorazione marrone scura e vivono sul fondo, in prossimità delle piante acquatiche. Il loro valore nutritivo è molto elevato.
  • Whiteworms, detti anche Grindal worms (Enchytraeus buchholzi, Fig. 3). A differenza dei precedenti animali, contengono un alto contenuto di grassi, e vengono più comunemente consumati dagli Axolotl in via di sviluppo o in attesa di deporre uova.
  • Daphnia (Daphniidae Daphnia, Fig. 4), piccolissimo crostaceo d’acqua dolce lungo da 0,2 a 5 mm. È nutrizionalmente equilibrato e rappresenta un buon alimento base per tutti gli A. mexicanum inferiori ai 15 cm (gli esemplari più grandi tendono a non notarle). 

 

       
 Fig 1. Bloodworm  Fig 2. Blackworm  Fig 3. Whiteworm  Fig 4. Daphnia

 

Gli Axolotl allevati dall’uomo possono essere nutriti con gli animaletti sopraelencati, che sono acquistabili in negozi specializzati nella cura dei rettili e degli anfibi. Per alleggerire le spese dei prodotti, è inoltre diffusa tra i più esperti la cultura in casa degli stessi invertebrati. Qualora si volesse procedere invece nella raccolta autonoma dei lombrichi, è importante tener presente della purezza dell’acqua che gli ospita, e della possibilità di incontrare spiacevoli parassiti.

 

 

ALIMENTI PER L’ALLEVAMENTO

Variare il più possibile la dieta dell’Ambystoma mexicanum è fondamentale per il mantenimento di un suo stato di salute sano. Gli alimenti somministrati agli esemplari allevati, devono dunque rispettare definiti valori vitaminici e proteici, ed essere di alta qualità (a basso contenuto di grassi). Generalmente l’esemplare adulto assume indistintamente nutrimento sia vivo che morto, mentre il neonato è stimolato unicamente dalla carne in movimento. Tra le varietà di cibo vivo utilizzate dall’uomo, troviamo:

 

  • Lombrichi, di qualsiasi specie (Fig. 5). Continuando a muoversi anche se tagliati, offrono un ottimo stimolo alla predazione, ma possiedono un prezzo abbastanza elevato (venti lombrichi costano circa 1,50 euro).
  • Bigattini, larve della mosca carnaria (Sarcophaga carnaria, Fig. 6), rappresentano un forte richiamo alimentare per gli Axolotl, sia per il loro movimento, che per il forte odore che emanano. Possono essere mantenuti in frigo per un paio di settimane e sono acquistabili nei caccia e pesca a 6,00 euro al chilo. Tuttavia, la proteina che costituisce il loro esoscheletro (la chitina) risulta indigeribile per lo  stomaco dell’Axolotl, che viene rallentato nel suo lavoro di digestione, e costretto ad espellere la sostanza attraverso il rigetto o le feci.
  • Camole del miele, bruchi delle falene notturne (Galleria Mellonella, Fig. 7), utilizzate frequentemente  dall’uomo come esche per la pesca della trota. Hanno la testa marrone, un corpo giallastro che può raggiungere la lunghezza massima di 3 cm, e sono rivestite da chitina. Come cibo costituiscono una calorica prelibatezza iperlipidica dal gusto intensamente dolce, dovutogli dal miele. Un barattolo costa mediamente 1,50 euro e deve essere consumato in fretta, prima che i bruchi al suo interno compiano la metamorfosi.
  • Artemia, un genere di crostacei marini conosciuti comunemente come brine shrimp (Fig. 8). Sono altamente nutrizionali, forse più di qualunque altro alimento, ma muoiono rapidamente in acqua dolce.

 

       
 Fig 5. Lombrico  Fig 6. Bigattino  Fig 7. Camola del miele  Fig 8. Artemia

 

In alternativa agli animali vivi, è possibile utilizzare filetti di carne cruda, equilibrati nutrizionalmente con l’aggiunta di specifici integratori alimentari. Il cibo somministrato all’Axolotl è:

 

  • Pollo, acquistabile nei supermercati o in macelleria, ottimo alimento e di facile digestione. L’unico suo problema é il gusto poco appetibile.
  • Pesce d’acqua dolce, come ad esempio la trota, cibo molto gradito e facilmente conservabile in buste surgelate. L’utilizzo di solo pesce d’acqua dolce costituisce un fattore molto importante in quanto gli esemplari marini contengono un’alta concentrazione di purine che affaticano i reni dell’Axolotl.

 

 

ALIMENTI INDUSTRIALI

Quando nell’Università dell’Indiana (USA) venne allevata una colonia di Ambystoma mexicanum per la ricerca scientifica, furono introdotti per la prima volta nell’alimentazione degli esemplari i pellettati di salmone, che si rivelarono una vera e propria delizia per il palato. Oggi questi croccantini sono ampiamente diffusi nei negozi, e per la loro composizione, 52% di proteine e 20% di grassi, costituiscono un alimento base correttamente bilanciato. Strutturalmente, i pellettati, sono palline morbide, umide e in grado di mantenere per lungo tempo la loro forma in acqua. Gli Axolotl adulti assumono croccantini con diametro superiore ai 5 mm, mentre quelli giovani con diametro inferiore ai 5 mm. 

 

 Quadro clinico

L’Axolotl è un animale con un forte sistema immunitario e raramente tende ad ammalarsi. Tuttavia, fattori come la bassa qualità dell’acqua o le alte temperature debilitano fortemente le sue difese.  

 

In caso di infezione batterica è necessaria una terapia antibiotica, somministrata da personale qualificato per mezzo di un’iniezione. Gli antibiotici più utilizzati sono a base di furazolidone e gentamicina. L’animale può contrarre batteri come:

 

  • Aeromonas hydrophila, scatenante una malattia conosciuta con il nome di “sindrome delle zampe rosse”. Il batterio, una volta entrato nell’organismo, viene diffuso dal sangue lungo tutto il corpo, rilasciando una tossina (Aerolisina Citotossica Enterotossina) in grado di danneggiare gravemente i tessuti. Il sintomo più evidente è la comparsa di numerose macchie rosse sugli arti e, successivamente, sul ventre. 
  • Proteus mirabilis,  provoca sanguinamento, infiammazione e ostruzione delle vie urinarie. 
  • Chondrococcus columnaris, batterio potenzialmente mortale che può essere facilmente rimosso soltanto nella fase iniziale. Prolifera intorno alla bocca dell’animale formando bianche strutture filamentose e sulla pelle crea delle chiazze grigiastre.  
  • Salmonella, genere di batterio che una volta insediatosi nel tratto intestinale dell’Axolotl, diventa praticamente impossibile da eliminare.
  • Pseudomonas, Acinetobacter, e Alcaligenes, sono altri generi di batteri ritrovati negli esemplari di Ambystoma mexicanum

 

L’epidermide dell’anfibio può essere attaccata da funghi, che rendono la superficie cutanea opaca e ricca di batuffoli bianchi ovattati o puntiformi. La cura spesso consiste in 3 bagni d’acqua salata al giorno, ciascuno della durata massima di 15 minuti. Un periodo di immersione più lungo potrebbe, infatti, corrodere le branchie e la cute dell’animale. In alternativa, gli esperti somministrano ridotte dosi di medicinali contenenti blu di metilene. Sostanze normalmente usate per i pesci, come il verde malachite, sono altamente tossiche per l’Axolotl. Una nota infezione da fungo è la saprolegnosi

 

Un’altra minaccia per la salute dell’esemplare è rappresentata dai parassiti, spesso introdotti dall’alimentazione. Contro parassitosi interne, come Hexamita e Opalina, viene somministrato metronidazolo nella dose di 500 mg ogni 100 g di cibo; mentre per parassiti esterni, come Trichodina e Costia, viene utilizzato il Mercurocromo. Alcuni tra i parassiti più temibili sono:

 

  • Hexamita, provoca isolamento, dimagramento, feci bianche, colore cutaneo più scuro e, talvolta, nuoto a scatti. Si tratta di un parassita intestinale.  
  • Opalina, genere di parassita intestinale tipico degli anfibi. 
  • Trichodina, provoca sulla pelle una reazione ipersecretoria di muco, piccole perdite di sangue, punti bianchi e lesioni cutanee (situate soprattutto sul dorso e in vicinanza della testa). 
  • Costia, comporta una maggiore secrezione di muco, difficoltà respiratorie, deperimento organico e pelle opaca. 
  • Nematodi, phylum composto da oltre 90.000 specie di protozoi. Questi, si insinuano sia esternamente al corpo che internamente (apparato digerente, circolatorio e muscolare). 

 

 

RIGENERAZIONE 

L’Ambystoma mexicanum ha l’incredibile capacità di rigenerare parti intere del suo corpo. È in grado di riformare ogni tipo di tessuto; un arto mutilato in poche settimane può essere sostituito da un organo identico e perfettamente funzionante, ma lo stesso discorso vale per la coda, le branchie, gli occhi e gli organi interni. Sono stati osservati esemplari capaci di riparare sezioni del proprio cervello, e le relative connessioni nervose e sensoriali. Differentemente dagli altri processi fisiologici, pare che la rigenerazione sia favorita dalle basse temperature e diminuisca man mano che il calore aumenta. 

Nell’Axolotl, quando un arto viene reciso, inizia subito un processo destinato alla sua rigenerazione. Il tessuto epiteliale riveste rapidamente tutto il sito di amputazione, richiudendo la ferita entro 24 ore e formando uno strato che prende il nome  di wound epithelium (WE, epitelio della ferita). Al disotto del WE si distribuiscono i macrofagi e i neutrofili per ripulire la cellula. Vengono riparati i tessuti, le cellule danneggiate e si forma il blastema. Un gruppo di ricercatori di Tanaka nel 2009, ha scoperto che la massa di cellule che dà vita ai diversi tipi di tessuto dell’organo non è composta da cellule totipotenti (indifferenziate) ma, bensì, da cellule multipotenti (differenziate). Ogni cellula specializzata è di fatto la sola capace di ricostruire se stessa (c. muscolare → c. muscolare; c. ossea → c. ossea; etc.), solo le cellule del derma hanno dimostrato nel corso degli esperimenti l’abilità di produrre diversi tipi di cellule (ad eccezione delle c. muscolari e delle c. nervose). Un’altra osservazione è stata rilevata rispetto alla conoscenza della posizione che andranno poi ad occupare. Sembra che le cellule cartilaginee non possiedano fin da subito questa informazione, mentre le cellule nervose sappiano dal principio dove andare a sistemarsi. 

 

Fig 1. Tempo di rigenerazione di un arto. Le cellule nervose non innervano l’estremità prima del 25° giorno dall’amputazione. Per evidenziate il tessuto nervoso, è stato utilizzato un colorate avente proteine verdi fluorescenti (green fluorescent protein, GFP).

 

Fig 2. Fasi della rigenerazione di un arto.

 

 

MUTAZIONI GENETICHE

Il cariotipo di un Axolotl presenta in tutto 28 cromosomi, appaiati in 14 coppie. Il sesso maschile è determinato dai cromosomi ZZ, mentre quello femminile è emizigote ZW.

Nella specie Ambystoma mexicanum sono stati identificati diversi geni mutanti:

 

  • Anemico (an), gli omozigoti sviluppano anemia temporanea per circa 100 giorni, per poi diventare adulti normali. Il problema si manifesta durante la transizione dallo stadio larvale a quello adulto a causa della lenta sintesi dell’emoglobina. Spesso l'anemia può essere soppressa con trattamenti di tiroxina.
  • Cardiacononfunzionante (c), la mutazione cardiaca è un gene recessivo che colpisce il cuore in via di sviluppo, impedendogli di contrarsi. Gli embrioni sviluppano ascite, non si nutrono e muoiono poco dopo la schiusa. Individui omozigoti cardiaci possono essere riconosciuti nella fase embrionale 36, per il loro petto gonfio, le branchie povere, una caratteristica macchia rossa sul fianco e l'assenza di battito cardiaco.
  • Squilibrio dei fluidi (f), l’animale manifesta una distensione prima della testa e poi del tronco, caratterizzata da un eccesso di liquidi nei suoi tessuti corporei. È una mutazione genetica letale.
  • Branchie non funzionanti (g), gene strettamente legato a quello f. Provoca un’anormale sviluppo delle branchie, incurvandole in avanti, rendendole fragili e con un minor numero di filamenti piumosi. Gli embrioni mutanti sono scuri e muoiono entro una settimana dalla schiusa.
  • Manoletale (h), le larve mostrano una curvatura laterale del corpo e crescono fino a quando non possiedono tre o quattro arti anteriori, il primo dei quali orientato come il pollice.
  • Londraletale (l), genera nell’individuo un rallentamento dello sviluppo; testa sproporzionata al corpo, piccole branchie, arti ridotti ed occhi poco formati. Il nascituro sopravvive per poche settimane.
  • Micro pH oftalmico (mi), le larve sono caratterizzate da piccoli occhi e le cellule del pigmento invadono la superficie della cornea. È una mutazione genetica letale.
  • Testa da spillo (pI), gene recessivo che sviluppa un mutamento cranico-facciale dell’organo olfattivo, degli occhi, del prosencefalo e della cavità orale. Evidente è la ridotta distanza interoculare che, in alcuni casi, può degenerare in ciclopia. La faringe, le vescicole otorine, il rombencefalo, la notocorda, e le branchie sono apparentemente normali. In genere, omozigoti che presentano il fenotipo non sono in grado di mangiare e muoiono poco dopo la schiusa.
  • Letale (r), le larve affette diventano riconoscibili dopo una o due settimane di vita. Hanno branchie fragili con filamenti di lunghezza variabile e corpo pallido e snello.
  • Dita corte (s), mutazione letale recessiva che coinvolge i reni, i dotti di Muller e gli arti. Gli animali possono essere facilmente identificati per la lunghezza degli arti e il numero di falangi ridotti. Quando l’Axolotl mutato cresce, a causa dello sviluppo incompleto dei dotti di Muller, presenta delle ascite. L’esemplare omozigote muore di insufficienza renale a circa un anno.
  • Spastico (sp), i piccoli non sviluppano la capacità di un modello di nuoto rettilineo; si spostano nell’acqua in modo sinusoide.
  • Stasi (st), omozigoti mutanti per questo gene hanno un fegato insolitamente rosso/rosa, lievi asciti ed un colore cutaneo molto pallido. La circolazione del sangue cessa parzialmente o completamente. L’animale può vivere da una settimana a quattro mesi.
  • Branchie intrecciate (t), i mutanti presentano un deterioramento delle branchie, un’elevata fame e muoiono, in media, diciassette giorni dopo la schiusa.
  • Vasodilatazione (v), gene che manifesta una evidente vasodilatazione nel momento della schiusa. Le larve sopravvissute sono più piccole rispetto al normale.

 

 

 Curiosità

I primi Axolotl studiati dall’uomo furono sei esemplari selvatici (tra cui uno leucistico) trasportati da Città del Messico al Jardin des Plantes di Parigi nel 1863. Ignaro del loro stato di neotenia, lo scienziato francese Auguste Duméril rimase sorpreso di trovare un giorno al loro posto, delle creature terrestri simili alle salamandre. Non è possibile accertare con sicurezza che nella spedizione non fossero stati inclusi accidentalmente anche degli esemplari della simile specie Ambystoma tigrinum (le cui larve metamorfosano spontaneamente per diventare adulte) tuttavia, la scoperta dei nuovi esemplari, servì da stimolo ai ricercatori per compiere una lunga serie di ricerche scientifiche. Oggi l’Axolotl è un modello di organismo utilizzato comunemente in laboratorio. In particolare sono oggetti di studio:

 

  • gli embrioni, di grandi dimensioni e di facile manipolazione; la loro trasparenza consente di visualizzare il pieno sviluppo di un vertebrato.
  • i geni mutanti, determinanti sia difetti morfologici (come ad esempio la colorazione della pelle) che malfunzionamenti fisiologici.
  • la neotenia dell’animale.
  • la rigenerazione, con cui gli scienziati sperano un giorno di migliorare la guarigione delle ferite umane.

 

Gli esemplari allevati nelle colonie vengono, inoltre, venduti al pubblico sotto licenza CITES come normali animali domestici. In Italia il prezzo di un Axolotl può variare da 15/20 euro fino ad un costo eccessivo di 45 euro.

 

 

POESIA

Durante il 1958-1961 Octavio Paz, noto diplomatico, poeta e scrittore messicano, premio Nobel per la letteratura, scrisse una raccolta di poesie dal titolo “Salamandra”. Il libro venne pubblicato in lingua spagnola nel 1962. Riporto di seguito alcuni versi riguardanti la storia dell’Axolotl:

 

No late el sol clavado en la mitad del cielo
no respira
no comienza la vida sin la sangre
sin la brasa del sacrificio
no se mueve la rueda de los días
Xólotl se niega a consumirse
se escondió en el maíz pero lo hallaron
se escondió en el maguey pero lo hallaron
cayó en el agua y fue pez axólotl
el dos-seres
y "luego lo mataron"

 

Comenzó el movimiento anduvo el mundo
la procesión de fechas y de nombres
Xólotl el perro guía del infierno
el que desenterró los huesos en la olla
el que encendió la lumbre de los años
el hacedor de hombres
Xólotl el penitente
el ojo reventado que llora por nosotros
Xólotl la larva de la mariposa
el doble de la Estrella
el caracol marino
la otra cara del Señor de la Aurora
Xólotl el ajolote. 

[Non batte il sole fermo in mezzo al cielo 

non respira.

La vita non comincia senza il sangue, 

senza la brace del sacrificio 

non si muove la ruota dei giorni.

Xolotl rifiuta di morire. 

Si nasconde nel mais ma viene trovato 

si nasconde nell'agave ma viene trovato 

cade in acqua e diviene Axolotl, 

l'essere doppio 

che "poi uccisero".

 

Iniziò a girare il mondo, 

una successione di date e di nomi:

Xolotl cane guida dell'inferno 

colui che esumò le ossa dei padri  

colui che accese il lume degli anni 

il creatore degli uomini 

Xolotl penitente 

l'occhio esploso che piange per noi 

Xolotl larva di farfalla 

controfigura della Stella 

chiocciola marina 

l'altra faccia del Signore dell'Alba 

Xolotl l'Axolotl.

 

 

ANIMAZIONE

L’Ambystoma mexicanum è stato ispirazione per la realizzare di un Pokémon, Wooper. Sembra che il termine giapponese con cui è chiamato il Pokemon stesso ウパー [Upā] derivi dal nome giappone dell’Axolotl ウーパールーパー [Ūpā Rūpā]. 

 

 Avvistamenti

La popolazione selvatica superstite è molto piccola. Sebbene il numero esatto degli esemplari sia difficile da valutare, indagini che coprono l’area di 39.173 m2 hanno individuato ogni anno meno di 100 individui. Ad esempio, nel corso del 2002 e del 2003, sono stati effettuati lungo i canali di Xochimilco più di 1.800 controlli, con la conseguente osservazione di soli 42 esemplari. Uno studio dell’arco di sei anni (1998-2004) ha confermato una ridotta densità della popolazione degli Axolotl che è passata da 0,006 organismi per m2 a 0,001. Non è stata effettuata alcuna ricerca di rilevamento nell’area di Chalco, ma l’evidenza suggerisce una popolazione ancora minore. 

 

 Progetti e Iniziative

 

L’Ambystoma mexicanum è in grave pericolo di estinzione, entrato nella lista delle specie protette dal CITES (the Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) nel luglio del 1976. Per la critica condizione di degrado del suo habitat naturale, i biologi hanno stimato una scomparsa dell’Axolotl entro i prossimi 5 anni.

Lo Stato del Messico, in vista della conservazione della specie, ha da poco avviato un programma di elevazione del profilo dei canali di Xochimilco attraverso l’educazione ambientale, il turismo, e i lavori di ampliamento dei bacini idrografici e di biorisanamento. Grazie alla collaborazione del CIBAC (Centro de Investigaciones Biologicas y Acuicolas de Cuemanco) sono state severamente vietate la pesca e la vendita degli esemplari selvatici, utilizzati in passato dagli abitanti locali come fonte di nutrimento. A sostenere e finanziare le iniziative in difesa dell’Axolotl, si sono offerte una serie di organizzazioni nazionali ed internazionali come ad esempio le autorità messicane di conservazione della biodiversità Conabio e Semarnat, le società rivolte agli anfibi DAPTF (Declining Amphibian Populations Task Force) e BHS (British Herpetological Society). Un ruolo importante ha assunto anche il progetto di Darwin, realizzato e portato a termine dall’Istituto Durrell di conservazione ed ecologia: “Aztecs and Axolotls: Integrating Conservation and Tourism at Xochimilco, Mexico” che ha aiutato il Messico nella promozione del turismo naturalistico.

Per la caratteristica di possedere importanti tradizioni locali, Xochimilco (a differenza di Chalco) ha un futuro maggiormente garantito dallo Stato del Messico. I suoi canali sono infatti attraversati da tantissime imbarcazioni colorate, chiamate trajineras, che offrono piacevoli tragitti ai turisti in cambio di 200 pesos all’ora (equivalgono a circa 12 euro). Lo spettacolo paesaggistico e ammirato in un clima vivace e festoso, ricco di colori e di ballate messicane intonate direttamente dai mariachi.

 

  

 

Oltre alla conservazione ed al risanamento dell’habitat, sono stati adottati orientamenti tecnici IUCN per la gestione delle popolazioni ex situ. Una popolazione ex situ è una colonia di una specie minacciata o rara che viene prelevata dal suo ambiente naturale per essere inserita in un luogo appositamente predisposto alla sua accoglienza e mantenimento. In questo modo la specie viene tutelata e salvata. Esistono diverse colonie riproduttive di Axolotl in tutto il mondo (come ad esempio: Chapultepec, Toronto e Chester Zoos) dal momento che la specie è usata nella ricerca fisiologica, biomedica e nel commercio degli animali domestici. Ma la loro reintroduzione nell’ambiente selvatico non verrà effettuata prima di non aver sistemato opportunamente l’area naturale e ridotto i rischi di mortalità. 

 

 Links e riferimenti bibliografici

 

Immagini (adattate per la ricerca):

 

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