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Biodiversità, vicina di casa

Page history last edited by Anna 11 years, 11 months ago

 

 

 

 

Localizzazione

Milano

Tipologia di percorso

Un cortile condominiale

Specie segnalate

Betulla

Magnolia grandiflora

Magnolia obovata

Nespolo del Giappone

Aralia

Pratolina

Edera

Chiocciola

Limaccia

Haplophilus s. 

Merlo

Colombaccio 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                      

 

 Descrizione del Percorso

Mi affaccio alla finestra della cucina e subito lo sguardo si immerge nel verde delle chiome di una betulla e di due splendide magnolie che, piantate circa 60 anni fa, ora raggiungono quasi il quarto piano del condominio dove abito. Invitata dal cinguettio degli uccelli che ne popolano le fronde, (peccato non riconoscerne i diversi richiami), scendo nel cortile un po’ disordinato sul retro del palazzo, dove piante messe a dimora dall’uomo convivono con esemplari spontanei. Accanto agli alberi ad alto fusto che vedevo dalla finestra prosperano un’aralia sfrattata da un appartamento e un nespolo cresciuto da un nocciolo caduto da un balcone; dell’edera rigogliosa si arrampica su una rete, alcune pratoline spuntano tra l’erba. Su un muretto si sta arrampicando lentamente una chiocciola e spostando alcuni vasi compaiono una piccola limaccia e un lungo miriapode arancione al quale impedisco di nascondersi immediatamente dentro la terra; da un cespuglio scappa volando un merlo. Prima di rientrare a casa mi fermo dalla vicina del quinto piano per una visita speciale: da ormai tre anni ogni primavera una coppia di colombacci nidifica su un vaso del suo terrazzo fra le fronde della pianta che vi cresce e se ne va solo dopo che i piccoli hanno imparato a volare, offrendoci uno spettacolo davvero unico!

 

 Descrizione delle specie 

Betulla (Betula pendula)

                                                                             

 

Appartiene all’ordine delle Fagales e alla famiglia delle Betulaceae ed è la specie di betulla più comune. Il suo nome deriva dal termine celtico “betu”, albero. È una pianta che può raggiungere i 25 metri di altezza ed è diffusa in tutta l’Europa, in Asia Occidentale e Centrale e sui monti del Marocco. Ama un clima freddo-temperato e terreni acidi e poveri, anche ciottolosi e aridi e infatti è considerata una pianta “pioniera”, cioè capace di insediarsi facilmente in aree che hanno subito incendi e tagli. Ha una corteccia bianco-argentina da cui si staccano sottili lembi circolari e col passare degli anni sul fusto si formano chiazze sugherose nerastre. Le foglie sono caduche, alterne, romboidali; i fiori monoici, cioè maschili e femminili presenti sulla stessa pianta, si preparano durante l’estate e maturano nella primavera successiva; i frutti, amenti fruttiferi bruni, maturano in autunno, quando si sbriciolano liberando i semi fiancheggiati da due larghe ali membranose.

 

Magnolia grandiflora  

 

                                                                                

 

Appartiene all’ordine delle Magnoliales e alla famiglia delle Magnoliaceae; è originaria del Nord e Centro America e circa tre secoli fa fu importata in Europa, dove si è rapidamente diffusa soprattutto a scopo ornamentale. Predilige un clima mite e un ambiente soleggiato e richiede un terreno acido, ben drenato e profondo. È una pianta sempreverde che può raggiungere i 25-30 metri di altezza; la corteccia è grigio scuro; le foglie sono grandi, lanceolate, rigide e coriacee, con la pagina superiore verde scuro e lucida e quella inferiore tendente al ruggine e leggermente pelosa e durano in vita circa due anni; i grandi fiori bianchi e profumati sbocciano solitari sulla parte terminale dei rami da maggio a luglio-agosto, sono ermafroditi e hanno breve durata; l’impollinazione è entomofila, cioè ad opera di insetti, e i frutti sono degli achenii che si sviluppano in infruttescenze coniche peduncolate prima verdi e poi brunastre; i semi fuoriescono dagli achenii maturi. La moltiplicazione della Magnolia grandiflora può avvenire per talea, margotta, propaggine o seme.

 

Magnolia obovata

 

                                                                

 

Appartiene come la precedente all’ordine delle Magnoliales e alla famiglia delle Magnoliaceae, ma è una pianta a foglie caduche. È originaria dell’Asia orientale. Raggiunge altezze decisamente inferiori  rispetto alla Magnolia grandiflora, cresce bene in terreni argillosi e profondi in posizione soleggiata o a mezzo sole; predilige un clima mite, ma sopporta bene le alte temperature, meno bene le gelate. Le foglie sono decidue, ovali e non coriacee; i fiori sono eretti, simili a quelli del tulipano, ma più grandi, e hanno colorazione rosea più o meno intensa all’esterno, bianca all’interno; la fioritura, fra aprile e maggio, dura per un periodo molto breve e precede lo sviluppo delle foglie. La moltiplicazione si effettua per margotte, propaggini, polloni o seme.

 

Nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica)

 

                                                                               

 

Appartiene all’ordine delle Rosales e alla famiglia delle Rosaceae. Originario della Cina, in Giappone ne furono selezionate varietà a frutti grandi e sugosi; all’inizio del ’900 fu importato in Europa, dove oggi è coltivato come albero da frutto soprattutto in Spagna, nella Valencia, e in Italia, in Sicilia e in Calabria. È una pianta sempreverde che non supera i 10 metri di altezza; ha un apparato radicale superficiale e foglie molto grandi (lunghe fino a 25 cm. e larghe fino a 10 cm.), lucide e robuste, con la pagina superiore verde forte e quella inferiore  più pallida e pelosa; fiorisce da novembre a febbraio con fiori bianchi a cinque petali, riuniti in pannocchie all’estremità dei rami; i frutti, che maturano da maggio a giugno, sono piccoli pomi con 1-5 grossi semi marroni riuniti al centro, hanno buccia che va dal giallo all’arancio e polpa agrodolce dal bianco all’arancio. Il nespolo del Giappone resiste a temperature anche sotto lo zero, ma, dal momento che fioritura e formazione dei frutti avvengono in inverno, si adatta meglio a zone con clima temperato e inverni miti. La propagazione avviene quasi esclusivamente per seme.

 

Aralia (Fatsia japonica)

 

                                                                               

 

Appartiene all’ordine delle Apiales e alla famiglia delle Araliaceae. È una pianta originaria del Giappone, a portamento arbustivo, che si presta ad essere coltivata sia in casa sia all’aperto in piena terra o in vaso poiché non soffre eccessivamente il freddo; necessita di terreno umido, ma ben drenato e, pur adattandosi a luoghi soleggiati, preferisce una collocazione ombreggiata. Ha grandi foglie lucide, verde scuro, di forma palmato-lobata, inserite sul fusto tramite un lungo picciolo; fiorisce in ottobre producendo infiorescenze ramificate che all’estremità di ogni rametto portano un’ombrella di fiorellini color bianco-crema. Si moltiplica per seme o per pollone.

 

Pratolina (Bellis perennis) 

 

                                                                  

   

Appartiene all’ordine delle Asterales e alla famiglia delle Astereae, originaria dell’Europa occidentale, centrale e meridionale, ma presente anche nell’Africa e nell’America settentrionali, è molto diffusa nei prati. È una pianta erbacea perenne alta al massimo 15 cm.; le radici si dipartono da un corto rizoma a fittone; le foglie obovato-spatolate sono raccolte in una rosetta basale dal centro della quale fuoriesce il breve fusto eretto senza foglie, che termina con l’infiorescenza; l’infiorescenza è un unico capolino composto da numerosi piccoli fiori posizionati su un ricettacolo circondato da un insieme di squame verdi che li proteggono; i fiori sono di due tipi: al centro si trovano fiori tubulosi gialli, intorno fiori ligulati bianchi sfumati di rosa sull’apice e sul retro; i frutti sono degli achenii. La moltiplicazione avviene prevalentemente a seguito di impollinazione entomofila e dispersione dei semi.

 

Edera (Hedera Helix) 

 

                                                                            

  

È la varietà di edera più diffusa in Italia e in Europa e appartiene all’ordine delle Apiales e alla famiglia delle Araliaceae. È una pianta rampicante sempreverde che può crescere strisciante o abbarbicata; ha fusti ramificati legnosi e fascetti di radici avventizie che si aggrappano ai sostegni; le foglie, di colore verde intenso, hanno un lungo picciolo e sono a tre o cinque lobi sui rami non fioriferi, romboidali su quelli fioriferi; i fiori verdi si sviluppano a settembre-ottobre in ombrelle sferiche solo su piante che hanno raggiunto almeno 10 anni di età; i frutti sono bacche globose nerastre contenenti due o tre noccioli, velenose per l’uomo, ma non per gli uccelli che se ne cibano in inverno. Preferisce posizioni fresche e ombreggiate e un terriccio leggero di bosco, ma è molto adattabile e non necessita di cure particolari; si moltiplica per semina o per talea.

 

Chiocciola (Helix pomatia)

 

                                                               

 

È un mollusco gasteropode terrestre appartenente all’ordine Pulmonata e alla famiglia Helicidae, dotato di una conchiglia spaziosa o nicchio, avvolta a spirale, che contiene tutti gli organi vitali e nella quale la chiocciola ritira rapidamente anche il resto del corpo in caso si senta minacciata, o per proteggersi dalla disidratazione se le condizioni ambientali non sono favorevoli, o durante il letargo invernale, quando ne chiude l’apertura con un opercolo posto sul piede. La chiocciola vive in ambienti umidi; respira grazie a un polmone immettendo l’aria da un’apertura posta in prossimità della testa; gli occhi si trovano sull’apice di due tentacoli posti sul capo, mentre gli altri due tentacoli fungono da organi di senso; si sposta molto lentamente strisciando su una parte piatta del suo corpo chiamata piede, fornita di un muscolo particolarmente forte e in grado di secernere una bava vischiosa lubrificante; si nutre quasi esclusivamente di vegetali che “grattugia” con un organo detto radula presente nella bocca. Per quanto riguarda la riproduzione, è un’ermafrodita insufficiente, cioè possiede sia organi sessuali femminili, sia maschili, ma non si può riprodurre senza che avvenga l’accoppiamento tra due individui. La Helix pomatia depone le uova nel periodo estivo, depositandone anche un centinaio in una fossa scavata nel terreno e la schiusa avviene dopo circa due settimane.

 

Limaccia

 

                                                              

 

È un mollusco gasteropode terrestre privo di guscio appartenente all’ordine Pulmonata e alla famiglia Limacidae. Ha molte caratteristiche comuni con la chiocciola, ma si differenzia da quest’ultima per la disposizione di alcuni organi interni; inoltre, non avendo un nicchio protettivo, la limaccia non può sopportare nemmeno brevi periodi di siccità. Proprio per questo tende a nascondersi in luoghi umidi e scuri e a uscire allo scoperto di notte o dopo un’abbondante pioggia quando il terreno è fresco e umido. Anche la limaccia è un’ermafrodita insufficiente e si riproduce deponendo le uova dopo un accoppiamento che avviene in modo particolare poiché due limacce si lasciano scivolare lungo un cordone mucoso e si attorcigliano l’una all’altra appese ad esso. Come la chiocciola, la limaccia si nutre prevalentemente di erbe e piante danneggiando spesso gli orti.

 

Haplophilus subterraneus o Stigmatogaster subterraneus

 

                                                              

 

È un miriapode molto diffuso in Europa e appartiene alla classe Chilopodi, ordine Geophilomorpha, famiglia Himantariidae. Ha un corpo sottile e lungo di colore arancione, formato da numerosi anelli quasi uguali tra loro, rivestiti di un involucro duro, che portano ognuno un paio di zampe terminanti con un uncino; la testa ha due antenne filiformi segmentate; è privo di occhi, che del resto non gli servono perché vive principalmente sotto terra; l’apparato masticatore è aiutato dalle prime due paia di piedi: il primo, che è poco sviluppato, ha l’aspetto di un altro labbro inferiore, mentre il secondo è simile a due robuste pinze capaci di iniettare un veleno che paralizza le prede catturate. Come gli altri miriapodi si muove molto agilmente con curve serpentine del corpo e si nutre sia di radici, sia di insetti, larve e vermi. La riproduzione avviene senza accoppiamento: il maschio depone il liquido seminale sopra dei fili che tende sul suolo e in seguito la femmina lo raccoglie nell’apertura sessuale. Le uova vengono deposte in luoghi umidi e scuri e i piccoli nascono senza zampe, che poi compaiono in numero di tre paia nella prima muta e aumentano di numero gradatamente.

 

Merlo (Turdus merula)

 

                                                                               

 

È un uccello appartenente all’ordine Passeriformes e alla famiglia Turdidae, largamente diffuso in Europa centro-meridionale e presente anche in Asia, Africa nord-occidentale, Canarie e Azzorre. A seconda delle zone in cui vive può avere o meno un comportamento migratorio. In Italia, dove il clima è temperato, è sia stanziale, sia di passo e svernante. Il maschio è lungo fino a 25 cm. e in genere ha piume nere o molto scure, zampe brune e becco giallo, mentre la femmina è un po’ più piccola e di colore bruno-nerastro. Il merlo vive nei boschi, nei frutteti, nei giardini, è solitario, prevalentemente monogamo e si aggrega in stormi solo durante le migrazioni; è onnivoro e si nutre di frutti, bacche, semi, insetti, vermi che caccia infilando il becco nel terreno; il suo canto è un fischio melodioso, modulato in modo molto vario. Nidifica di preferenza in luoghi bassi fra i cespugli o addirittura a contatto del suolo, cambiando nido per ogni covata, e le covate sono in genere due o tre a partire dal mese di marzo fino a giugno-luglio. Ogni volta la femmina depone da 3 a 6 uova colorate di verde o azzurro pallido e maculate di grigio-ruggine; le uova si schiudono dopo 12-15 giorni e entrambi i genitori si occupano dei piccoli, che lasciano il nido dopo una quindicina di giorni.

 

Colombaccio (Columba palumbus palumbus) 

 

                                                                

 

Il colombaccio fa parte dell'ordine Columbiformes e della famiglia Columbidae ed è la specie di colombi più grande e più diffusa in Europa. In Italia è presente tutto l'anno, ma, essendo un migratore, lo si trova in numero maggiore nei periodi del passo e del ripasso, cioè in marzo e in ottobre. È un uccello lungo oltre 40 cm., con un'apertura alare di 70-75 cm. e una lunga coda; può pesare anche più di 500 grammi. Maschio e femmina differiscono solo per le dimensioni, più piccole nella femmina: il piumaggio è di colore grigio-bluastro su capo, gola e dorso, grigio-rossiccio sul petto, nero sulla punta delle ali e della coda; le ali presentano una caratteristica banda bianca e ai lati del collo si notano due grandi macchie bianche; le zampe sono rosse; il becco è roseo e giallo pallido sulla punta. L'habitat preferito dal colombaccio sono i boschi, soprattutto di alberi resinosi, dei cui semi è ghiotto, ma lo si può trovare anche nei parchi dei centri abitati. Il colombaccio si nutre di semi, frutti, bacche, frutti del faggio, più raramente anche di lumache e di lombrichi. In primavera forma una coppia fissa e nidifica di preferenza tra le fronde di alberi ad alto fusto; la femmina depone 1 o 2 uova che vengono covate alternativamente dal maschio e dalla femmina; i piccoli, che lasciano il nido dopo 3-5 settimane, inizialmente vengono nutriti con una sostanza caseosa, detta latte di piccione, che trasuda dalle ingluvie dei genitori, poi con semi preventivamente ammorbiditi.

Il colombaccio è purtroppo una preda ambita dai cacciatori per le sue carni molto gustose.

 

 Quando?

In primavera inoltrata per potere godere della presenza dei colombacci, altrimenti in qualsiasi periodo dell’anno perché osservando l’ambiente che ci circonda con sguardo un po’ più “bioattento” in ogni stagione si può scoprire che anche in un piccolo spazio in mezzo a una città invasa da cemento e automobili come Milano, la natura ci offre la compagnia di una miriade di forme di vita diverse.

 

 Curiosità

Betulla

Come precedentemente detto, la betulla è una pianta pioniera, adattabile, capace di sopravvivere in terreni poveri e di sopportare il freddo e in Scandinavia, al giungere della primavera, è uno dei primi alberi a mettere le foglie: forse proprio per queste sue caratteristiche che ne fanno un simbolo di umiltà, di tenacia e di vitalità, nella tradizione celtica era un albero sacro, venerato come l'"albero del mondo" e utilizzato dagli sciamani per mettersi in contatto la divinità. I suoi rami, battuti su persone e animali, venivano usati per allontanare gli spiriti maligni e tra i contadini russi era usanza piantare due betulle vicino alla casa per tenere lontano disgrazie e malattie.

Oltre ad avere avuto queste valenze simboliche e religiose, la betulla è una pianta da sempre utilizzata in molteplici modi.

Nell'antica Roma rami di betulla formavano i fasci intorno all'ascia retta dai littori davanti ai magistrati.

Fino alla metà del secolo scorso con i rami di betulla si fabbricavano le scope per spazzare cortili e stalle.

Il legno di betulla, tenero ed elastico, ma resistente, era usato per produrre piccoli utensili e gli zoccoli dei contadini.

La corteccia di betulla, ricca di tannini, era utilizzata nella concia delle pelli.

Nei paesi nordici se ne utilizza la linfa fermentata per la produzione di aceto e bevande alcoliche.

In erboristeria si sfruttano i principi attivi contenuti in diverse parti della pianta. In particolare l'infuso di foglie ha proprietà diuretiche e il catrame, detto "olio di betulla", ricavato dalla distillazione secca della corteccia, è efficace per curare alcune affezioni croniche della pelle. Inoltre il carbone ottenuto dal legno di betulla e finemente polverizzato è utile per ridurre il meteorismo gastro-intestinale.

 

Magnolia

Il nome di Magnolia fu dato a questa pianta dal frate e botanico francese Charles Plumier, che la portò in Europa dall'America. Il nome fu scelto in onore di Pierre Magnol (1638-1715), scienziato di Montpellier, che introdusse il concetto di "famiglia" nella classificazione botanica e che ospitò il primo esemplare europeo nel suo giardino botanico di Montpellier.

La magnolia è una pianta preistorica: ne sono stati ritrovati esemplari fossili risalenti a 5.000.000 di anni fa.

Dai fiori di magnolia si ricavano un'essenza usata in profumeria e un olio dall'aroma dolciastro con proprietà calmanti e effetti benefici sulla pressione alta. In ambito cosmetico, l'olio essenziale di magnolia è spesso contenuto in creme emollienti e idratanti.

In cucina si possono utilizzare i fiori, ottimi fritti con la pastella, e i semi, da sempre usati in Giappone in miscele di thé rinfrescanti e calmanti.

 

Pratolina

Il suo nome scientifico, "bellis perennis", deriva probabilmente dall'aggettivo latino "bellus" che significa "grazioso, leggiadro", anche se alcuni lo legano a "bellum", guerra, a motivo delle proprietà vulnerarie delle sue foglie pestate, un tempo impiegate per curare le ferite.

Il suo nome inglese, invece, è "daisy" e potrebbe derivare da "day's eye", cioè "occhio del giorno", poichè il fiore della pratolina si apre all'alba e si chiude al tramonto.

La pratolina è stata un fiore comune e amato anche nei tempi passati. Era sicuramente già nota ai tempi dell'antica Roma dal momento che Plinio ne parla nella sua "Naturalis historia"; Margherita di Valois, figlia di Enrico II di Francia e di Caterina de' Medici, la fece inserire nel suo stemma; Margherita d'Angiò, moglie di Enrico IV d'Inghilterra, la fece raffigurare su arazzi e abiti di gala con i petali aperti attribuendole significato simbolico di pienezza di vita, o con i petali chiusi per significare riservatezza e candore; oggi è spesso vittima del gioco degli innamorati che ne strappano i petali per scoprire se sono riamati.

In cucina si possono conservare sotto sale i boccioli della pratolina come alternativa ai capperi.

 

Edera

Il nome Edera ha forse origine dal verbo latino "haerere", che significa attaccarsi, mentre la seconda parte del nome scientifico, Helix, deriverebbe dal greco "helissein", cioè avvolgersi.

L'edera, che cresce saldamente ancorata al sostegno, è da sempre simbolo di fedeltà e gli sposi nell'antica Grecia se ne ornavano il capo.

I Romani ritenevano che il legno d'edera avesse la proprietà di assorbire il vino, ma non l'acqua ad esso miscelata e , quindi, come si legge nel capitolo CXII del "De agri cultura" di Marco Porcio  Catone, utilizzavano questo metodo per scoprire se un vino era annacquato:

Se vuoi sapere se siasi messa dell'acqua nel vino, o no, prendi una scodella di legno di edera, e riempila del vino, in cui sospetti
 essere stato messo l'acqua. Se vi sarà acqua, tutto il vino scorrerà
 fuori, e l'acqua sola resterà; poichè un vaso di legno d'edera non
 contiene vino.

L'edera è una pianta non commestibile, anzi i suoi frutti sono velenosi per l'uomo, tuttavia le foglie sono usate nella medicina popolare soprattutto come emetico, antinevralgico, balsamico ed espettorante nelle bronchiti croniche.

Un tempo l'infuso di foglie d'edera era usato dalle massaie per ridare vivacità ai capi di lana neri stinti dopo molti lavaggi. Lo stesso infuso, usato dopo lo shampoo, può servire a rendere i capelli neri più lucidi e scuri.

 

Nespolo

Dai fiori del nespolo del Giappone in Sicilia, in una limitata zona del Palermitano, si produce un miele molto ricercato. È un miele quasi incolore o ambra chiaro, profumatissimo e prodotto in quantità limitata sia perchè la zona di produzione è ristretta, sia perchè la fioritura del nespolo è invernale e in questo periodo le api non bottinano facilmente. La maggior parte della produzione viene prenotata e acquistata dai Giapponesi che  lo apprezzano in modo particolare.

Con i noccioli delle nespole si prepara un liquore chiamato "nespolino", dal gusto simile a quello dell'"amaretto". 

 

Chiocciola

Nella preistoria era uno dei cibi più consumati; anche nell'antica Grecia le chiocciole erano apprezzate e i Greci, che tra l'altro attribuivano loro proprietà afrodisiache, per mangiarle inventarono un arnese speciale  simile a una forchetta; i Romani le allevavano nutrendole con foglie di alloro, vino e crusca bolliti e le servivano nei banchetti come cibo ricercato. Alla passione dei Romani per le chiocciole è legata una leggenda che narra come un soldato romano ghiotto di questi animaletti, cercandoli avesse scoperto un passaggio segreto che permise di penetrare all'interno delle mura di Cartagine ai tempi del famoso assedio. Nel XV secolo le chiocciole divennero un cibo povero, popolare ed erano consumate come carne "di magro" e tali rimasero fino all'inizio del 1800, quando una carestia le riabilitò e le riportò sulla mensa dei ricchi come piatto di alta cucina francese: si dice che Talleyrand le fece servire, preparate in modo particolare, al banchetto offerto in onore dello zar di Russia Alessandro I.

Le chiocciole sono state utilizzate fin dall'antichità anche come rimedio farmacologico: Galeno, medico greco vissuto tra il 129 e il 216 d.C., scrive che ad Alessandria consideravano le chiocciole ottimi ricostituenti dopo le malattie; i Greci le consumavano per sciogliere ed espellere il catarro. Nel XVI secolo il medico Castore Durante nel suo libro "Il tesoro della sanità" sostiene che i preparati mucillaginosi a base di lumaca "giovano allo stomaco e ai polmoni e provocano il sonno"; nel XIX secolo in Francia e in Germania si diffuse l'uso di tali preparati per curare la pertosse, le bronchiti e le anemie. Ancora oggi la bava della chiocciola, grazie al suo alto contenuto di enzimi litici, è utilizzata per preparare uno sciroppo emolliente e espettorante per la tosse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 




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