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Biodiversità ad alta quota

Page history last edited by Davide 11 years, 10 months ago

 

Localizzazione

Cusano Milanino (MI)

Tipologia di percorso

Terrazzo in città

Specie segnalate

Citrus limonum, Prunus armenica, Prunus persica, Ocimum basilicum, Zantedeschia aethiopica, Dianthus caryophyllus, Rosa, Bombus, Coccinella septempunctata

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 Descrizione del Percorso

Vi aspettate forse di trovare in questo percorso camosci, aquile, marmotte, stelle alpine e di respirare, almeno con l'immaginazione, un po' d'aria pulita di montagna? Niente di più sbagliato: infatti, vi ritroverete immersi nella natura di... un terrazzo situato al quinto piano di un palazzo di città, anzi, della periferia dell'inquinata Milano. Sue particolarità - oltre al fatto di dominare su tutti gli edifici circostanti - sono la possibilità di udire distintamente i motori delle macchine di Formula Uno in occasione del Gran Premio di Monza e quella di permettere viste mozzafiato di tramonti e, in giornate particolarmente luminose e limpide, delle Prealpi.

Le seguenti schede descrittive vi accompagneranno lungo il vostro cammino fra alcune delle specie qui presenti: per le piante in vaso usate in cucina, il limone, l'albicocco, il pesco e il basilico; per le piante floreali, la calla, il garofano e la rosa; infine, per gli animali, piccoli insetti come il bombo e la coccinella.

 

 Descrizione delle specie 

Flora

 

LIMONE

 

Il Citrus limonum è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rutaceae. Si tratta di antico ibrido fra Citrus maxima e Citrus medica, ma oggigiorno è considerato come una specie autonoma. Come per tutte le altre specie appartenenti al genere Citrus, si ritiene sia originario dell’Asia tropicale e subtropicale.

L’albero del limone può raggiungere dai 3 ai 6 metri di altezza, ha un portamento aperto e i rami sono generalmente spinosi, in più quelli su cui sono presenti frutti sono inclinati verso terra; i colori dei suoi germogli e dei suoi petali sono il bianco e il violetto. Le foglie sono alterne – da giovani sono di colore rossastro e poi diventano verde scuro sulla parte superiore e più chiare su quella inferiore – e solitamente di forma ellittica. I frutti hanno configurazione ovale oppure oblunga e terminano con apici appuntiti; hanno normalmente la buccia gialla, ma si trovano anche alcune varietà verdi o bianche.

La fioritura è ripetuta più volte nel corso dell’anno e perciò le produzioni avvengono in diverse epoche: nel periodo di marzo-aprile si hanno i Primofiore, in quello di giugno-luglio i Bianchetti, a luglio i Verdelli, in autunno i Bastardi e fra febbraio e marzo i Marzani.

La riproduzione avviene per seme o per innesto. La temperatura ideale per la coltivazione è compresa fra i 20 e i 30 °C, ma la pianta, essendo molto sensibile al freddo, si defoglia completamente quando si hanno -4/-5 °C e temperature ancora più basse possono danneggiare il legno.

Questa pianta è molto esposta agli attacchi dei parassiti, che possono essere funghi, ma anche animali, quali cocciniglie, tignola della zagara, acari ragnetto rosso e delle meraviglie.

 

ALBICOCCO

 

Il Prunus armenica è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rosaceae. E’ originario della Cina nordorientale, al confine con la Russia, ma da lì si è esteso verso ovest, sino ad arrivare in Armenia; è stato introdotto in Italia e in Grecia dai Romani e la sua presenza all’interno del bacino mediterraneo è stata poi consolidata dagli Arabi – albicocco deriva, infatti, dall’arabo Al-barquq.

L’albero dell’abicocca è a foglia caduca e allo stato selvatico può anche raggiungere i 12-13 metri di altezza, ma nelle coltivazioni, per semplificare la raccolta dei frutti – che avviene fra giugno e agosto, viene tenuto al di sotto i 3,5 metri.

Presenta una chioma a ombrello, con tronco e rami sottili e leggermente contorti. Le foglie, la cui larghezza media è di 7-8 cm, sono ellittiche, con punte acuminate e bordo seghettato e piccioli di colore rosso violaceo. I fiori, benché siano singoli, sbocciano a gruppetti che si situano all'attaccatura delle foglie. Hanno cinque sepali e petali, molti stami eretti e il loro colore varia dal bianco puro a un tenue rosato. I frutti, la cui maturazione va da metà maggio a metà agosto secondo le varietà, sono drupe carnose dalla polpa dolce-acidula, con buccia vellutata, a volte percorsa da screziature rosse, e con un nocciolo liscio e contenente un solo seme.

 

PESCO

 

Il Prunus persica è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rosaceae. E’ originario della Cina, e non della Persia come farebbe pensare il termine persica, dovuto invece al fatto che durante l’antichità greco-romana venne introdotto nel Mediterraneo proprio da questa zona.

La pianta, alta circa 4-5 metri, presenta un apparato radicale esteso e superficiale, rami radi con foglie lanceolate, strette e seghettate. I fiori sbocciano in primavera prima dell’avvento delle foglie e sono ermafroditi, ascellari, pentameri e il loro colore varia dal rosa chiaro a quello più scuro. I petali e i sepali sono cinque, il calice è gamosepalo e gli stami sono numerosi, fino a 20-30. I frutti – la cui maturazione avviene fra maggio e ottobre secondo le varietà – sono drupe globose percorse da un solco laterale, la cui polpa, succosa, zuccherina e subacida, varia dal biancastro al giallo-arancio, con sfumature rosse in prossimità del nocciolo, il quale, oltre a essere provvisto di solchi, può essere aderente o distaccabile.

Più di ogni altra coltivazione, questa richiede una concimazione particolarmente azotata, che influisce positivamente su quantità e pezzatura dei frutti, ma in cui é comunque importante il rapporto azoto/potassio: infatti, quest’ultimo compensa gli eccessi del primo, che peggiorano le qualità organolettiche dei prodotti e ostacolano il processo di lignificazione dei germogli, rendendo la pianta più vulnerabile alle gelate autunnali. Sono inadatti a questa coltivazione i suoli argillosi, compatti e umidi, che possono causare asfissia radicale, e quelli in cui la percentuale di calcare attivo è superiore al 2/3%, che può altrimenti comportare clorosi fogliare.

I principali parassiti animali da cui può essere attaccato sono gli afidi, le cocciniglie e alcuni lepidotteri, senza però dimenticare l’azione negativa dei virus e dei funghi.

 

BASILICO

 

L’Ocimum basilicum è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Lamiaceae e originaria dell’India, le cui foglie vengono usate soprattutto in cucina per preparare salse, in particolare il pesto.

Può essere alto fino a 60 cm e presenta un fusto eretto, foglie di forma ovale, quasi glabre, lanceolate, a volte bollose, lunghe fra i 2 e i 5 centimetri, di un colore che può variare dal verde pallido a quello scuro, ma anche dal viola al porpora, e fiori bianchi o rosei, provvisti di una corolla con cinque petali irregolari e quattro stami di colore giallo e posti all’ascella di brattee caduche. Fiorisce da giugno fino a settembre.

La temperatura ideale per la coltivazione è tra i 20 e i 25°C, ma con un buon grado di umidità può tollerare anche temperature più alte, mentre non riesce a tollerare bene temperature inferiori ai 10 °C. Per crescere bene questa pianta ha comunque bisogno di molto sole e di generose annaffiature e può essere coltivata sia in vaso sia in piena terra.

 

CALLA

 

Fra le calle – dal greco καλὸς, bello – usate a scopo ornamentale quella più conosciuta è chiamata Zantedeschia aethiopica. E’ una pianta originaria delle paludi dell’Africa meridionale: infatti, il nome della specie, aethiopica, si riferisce non all’attuale Etiopia, bensì a quella zona a Sud di Egitto e Libia che nei secoli scorsi veniva genericamente indicata con questo termine.

Si tratta di una pianta perenne sempreverde appartenente alla famiglia delle Araceae che può raggiungere un metro d’altezza e che si rivela molto tossica sia per umani sia per animali.

E’ priva di fusto, cresce infatti direttamente da un rizoma sotterraneo oblungo di grandi dimensioni che si configura come radice e organo di moltiplicazione. Da questo rizoma nascono le foglie, basali, che possono essere lanceolate, sagittate, ovali o cuoriformi con margini ondulati, di grandi dimensioni, di colore verde oppure con varie screziature.

Quella parte a imbuto che viene considerata come il fiore, sono invece delle spate, cioè delle foglie modificate che avvolgono i fiori e le infiorescenze e che sono di colore bianco, con l’estremità allargata e incurvata a punta verso il basso. Il vero fiore è invece l’asta presente al centro di ogni spata, di nome spadice, nella cui parte inferiore sono presenti i fiori femminili e in quella superiore quelli maschili. I frutti sono delle bacche.

Esistono sia specie a fioritura precoce, che fioriscono nel periodo febbraio-maggio, sia specie a fioritura tardiva, che fioriscono nel periodo marzo-ottobre.

Il tipo di terreno ideale è fertile, con aggiunta di torba. Va annaffiato gradatamente alla comparsa di foglie e fiori, abbondantemente durante la fioritura e più esiguamente nei restanti periodi.

Questa pianta può essere infestata da cocciniglie, ragnetti rossi e afidi.

 

GAROFANO

 

Il garofano comune è chiamato Dianthus caryophyllus, appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae. E’ una pianta perenne erbacea che può raggiungere anche gli 80 centimetri.

Ha foglie di colore grigio-verde, quasi tendenti al verde-blu, che sono sottili e possono essere lunghe fino a 15 centimetri. I fiori, dal bordo dentellato, possono essere singoli o in gruppi di massimo cinque in un’unica inflorescenza, con un diametro fra 3 e 5 centimetri. Il colore originale è rosa-porpora, ma ce ne sono anche di colore rosso, bianco, giallo e verde. La fioritura avviene tra aprile e ottobre secondo le specie. La riproduzione si verifica per seme, per talea e per divisione dei cespi.

Il garofano per crescere ha bisogno di un terreno ben drenato, leggermente alcalino e di pieno sole.

Può essere colpito da malattie da funghi, batteri e virus e infestato da nematodi, lepidotteri, ditteri ed emitteri.

 

ROSA

 

La rosa appartiene alla famiglia delle Rosaceae ed è un genere che comprende circa 150 specie, che sono originarie dell'Europa e dell'Asia.

Può variare da un’altezza di 20 cm fino a diversi metri. Comprende specie cespugliose, sarmentose, rampicanti, scandenti o striscianti e ad alberello. Hanno foglie alterne, caduche e imparipennate, aculei –chiamati comunemente spine-, fiori solitari, o in corimbi o pannocchie e un falso fruttocardio, chiamato cinorrodio, contenente i frutti ad achenio. Il calice del fiore è pentamero e la sua corolla ha cinque petali nelle specie selvatiche e maggiori in quelle coltivate.

La classificazione commerciale delle rose usate per scopi ornamentali viene fatta secondo il colore del fiore, che varia dal bianco, giallo, rosa fino al violetto, o secondo l’aspetto della pianta, che può essere nana, a cespuglio oppure rampicante.

Si adatta a qualsiasi tipo di terreno, che deve però essere lavorato in profondità e ben concimato con stallatico maturo. Per una fioritura ottimale è molto importante la potatura, effettuata di solito a fine inverno o inizio primavera. La riproduzione avviene per seme, per talea e per innesto.

Può essere colpita da malattie causate da funghi e virus e infestata da emitteri, coleotteri, lepidotteri e imenotteri.

 

 

Fauna

 

BOMBO

 

Il Bombus è un genere – l’unico della tribù Bombini - di insetti imenotteri appartenenti alla famiglia delle Apidae.

Il bombo presenta livree uniformi o variegate, con bande – generalmente larghe – di colore nero, rosso, giallo e bianco e può essere di mediocri o notevoli dimensioni, ma ciò che lo contraddistingue è la soffice peluria che lo ricopre e che lo fa apparire villoso. Un’altra caratteristica è il ronzio piuttosto rumoroso emesso durante il volo: questo non è prodotto dall’incessante battere delle ali, ma dalla vibrazione dei muscoli del volo, giacché questi non sono accoppiati alle ali e fanno vibrare l’intero addome. Attraverso questa vibrazione si sviluppa anche il calore necessario per le funzioni biologiche dell’insetto: il bombo vibra per riscaldarsi se sente freddo o se vuole volare.

E’ poco aggressivo, ma le regine e le operaie possono pungere e il loro pungiglione, essendo privo di seghettatura, permette loro di farlo anche più di una volta.

E’ cosmopolita e nidifica in cavità del suolo o in ripari superficiali costituendo società monoginiche annuali, che comprendono un centinaio di individui. Raccoglie il nettare e polline per depositarli in larghe celle per l'uso della comunità o in celle chiuse come riserva, ma, contrariamente alle api, ne accumula una quantità esigua, sufficiente solo per alcuni giorni e questo lo rende molto vulnerabile alle carestie.

Ha molta importanza come pronubo.

 

COCCINELLA

 

La coccinella comune è chiamata Coccinella septempunctata, appartenente alla famiglia delle Coccinellidae dell’ordine dei Coleotteri.

E’ un insetto di piccole dimensioni, anche se è una delle coccinelle più grandi: il suo corpo, di forma fortemente convessa ed emisferica, raggiunge anche gli 8 millimetri. L'addome è breve, composto di cinque o sei uriti apparenti, con cinque paia di spiracoli tracheali. La livrea è caratteristica: il torace, che nasconde quasi totalmente la testa, è nero con due macchie bianche; le elitre sono di colore rosso acceso, con la presenza di tre punti neri per ogni elitra, più uno sulla commessura, per un totale di sette punti – da qui deriva septempunctata, cioè dai sette punti. Le zampe, brevi, sono di colore nero e le corte antenne terminano in una piccola clava.

Durante l’inverno si ritira sotto delle foglie accartocciate o nelle spaccature delle cortecce, per poi lasciare questo nascondiglio all’inizio della primavera, in occasione del periodo degli accoppiamenti. L’esemplare femmina depone quindi sulle foglie grandi quantità di uova giallo-arancioni, simili a granellini allungati, in gruppi compatti. Le larve raggiungono la maturità verso la fine di maggio e in giugno-luglio cominciano ad aggirarsi dove abbondano le colonie di pidocchi delle piante – nonostante l’apparente inoffensività, le coccinelle sono, infatti, attivi predatori di afidi, e per questa loro caratteristica vengono impiegate nella lotta biologica. Queste si sviluppano poi molto rapidamente, cambiando parecchie volte la pelle, così da passare dallo stadio larvale in cui sono nerissime a quello adulto in cui sono del tipico rosso punteggiato.

 

 

 

 Quando?

Il periodo ideale per intraprendere questo percorso è certamente quello primaverile-estivo: infatti questo è proprio il momento in cui la natura dà il meglio di sé, facendo sbocciare i fiori, nascere e crescere i frutti appesi ai rami degli alberelli e volare tutti gli insetti. Senza dubbio può anche essere un'occasione per godere del dolce calore dei raggi del sole e così abbronzarsi.

 

 Curiosità

PESCO

Il 3 marzo di ogni anno in Giappone si celebra la festa delle bambole, Hinamatsuri, che, svolgendosi in concomitanza con la fioritura del pesco, viene anche chiamata Momo no sekku (festa dei peschi). In questa occasione le famiglie augurano alle loro figlie successo e felicità donando loro un corredo di bambole (hina) disposte su cinque o sette piani coperti da un tappeto rosso chiamato Mousen e accompagnate da fiori di ciliegio o di pesco.  Questa festa ha avuto origine in Cina, dove si pensava che la sfortuna sarebbe passata dalle ragazze alle bambole.

 

BASILICO

Nel linguaggio dei fiori il basilico assume un significato insolitamente negativo, rappresenta, infatti, l'odio.
Gli antichi egizi lo ritenevano simbolicamente legato alla morte, di buon auspicio per l'aldilà e usato, quindi, per le imbalsamature.

I cinesi e gli arabi lo sfruttavano per le proprietà medicinali, mentre i crociati ne riempivano le navi così da scacciare insetti e cattivi odori.
Gli antichi greci e romani non lo giudicavano positivamente: era ritenuto un simbolo diabolico, di sfortuna e di odio, tanto che Plinio il Vecchio gli attribuisce la capacità di generare stati di torpore e di pazzia; secondo Crisippo poteva essere dannoso per lo stomaco e per il fegato. Gli antichi romani lo associavano alla figura mitologica del Basilisco, una creatura a forma di serpente in grado di uccidere con lo sguardo, al veleno del quale il basilico sarebbe servito come antidoto.

Una leggenda africana, infine, sostiene che questa pianta protegga dagli scorpioni.

 

CALLA

La calla, a causa della sua forma, fu considerata dai romani un simbolo fallico. La mitologia romana la associò a Venere: la dea della bellezza, dell'amore e della fertilità sarebbe emersa dal mare e avrebbe maledetto la perfezione di questo fiore e, poiché ne temeva la rivalità, gli fece allora crescere un lungo spadice per abbruttirlo. Anche tra gli antichi greci diventò simbolo di erotismo, sessualità e fertilità. Secondo un mito greco, la prima calla nacque da alcune gocce del latte materno cadute a terra dal seno di Era, dea del matrimonio e moglie di Zeus, mentre da quello sprizzato in cielo si formò la Via Lattea.

In ambito cristiano venne collegata alla purezza divina e alla beatitudine celeste, infatti nell’iconografia venne rappresentata nei motivi sul manto della Madonna, ma per la sua forma fu anche considerata la tromba della Resurrezione dell’Arcangelo Gabriele.

 

GAROFANO

Il nome scientifico del garofano, dianthus, proviene dal greco e significa "fiore celeste", o "fiore di Giove".

In generale i garofani esprimono amore, fascino e distinzione, anche se ci sono molte varianti dipendenti dal colore:

  • rosso chiaro: ammirazione;
  • rosso scuro: profondo amore e affetto;
  • bianco: amore puro, buona fortuna e fedeltà eterna;
  • a strisce (variegati): rammarico per un amore non condiviso;
  • porpora: capricciosità. In Francia invece è un fiore funerario tradizionale, offerto per la scomparsa di una persona cara;
  • giallo: indecisione e incertezza dei propri sentimenti;
  • rosa: amore immortale di una madre. Questo significato ha origine da una leggenda cristiana, secondo cui la prima apparizione dei garofani sulla terra è da far risalire alle lacrime versate da Maria nel momento della crocifissione di suo figlio Gesù, le quali avrebbero appunto fatto spuntare questi fiori.

In alcuni paese, come l’Italia, il garofano rosso è anche il simbolo della festa dei lavoratori e del movimento dei lavoratori. E’ stato anche simbolo della Rivoluzione portoghese del 25 aprile 1974, chiamata appunto anche Rivoluzione dei garofani.

 

ROSA

Le rose hanno un’antichissima storia: erano infatti conosciute dagli antichi cinesi, dagli egiziani e dai greci, e questo è riscontrabile in numerosissimi riferimenti letterari e raffigurazioni grafiche. Sono state importate in Italia dalla Grecia, dove venivano coltivate non solo come piante ornamentali, ma anche per l'estrazione degli oli essenziali usati soprattutto per realizzare unguenti. I loro petali, inoltre, venivano sparsi nelle strade in occasione delle feste e nelle sale durante i banchetti, tanto che durante l’Impero romano la loro coltivazione raggiunse elevati livelli di specializzazione.

Inizialmente i primi cristiani le considerarono simbolo di lussuria e di peccato e solo successivamente entrarono nella tradizione religiosa tanto da diventare il simbolo della Madonna. La loro diffusione si ampliò poi nel Medioevo, infatti i conventi era ricolmi di roseti.

Nel linguaggio dei fiori è simbolo per eccellenza della grazia e della bellezza, ma assume diversi significati a seconda il colore:

  •  bianco: purezza;
  • giallo acceso: gelosia;
  • giallo pallido: titubanza in amore;
  • rosso: passione. 

 

 

 

 


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