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La forza di un amico: IL CAVALLO

Page history last edited by Dow Osage 10 years, 6 months ago

 

“ Un giorno Dio legò i nostri sogni alla criniera di un cavallo.

La fece resistente e delicata,

un nodo che non si potrà mai sciogliere.

Un nodo legato al nostro cuore,

un nodo legato alla nostra anima… “

 

 

 

Famiglia 

Equidae

Genere 

Equus

Specie 

Equus caballus

 

 

 

 

  

 

 Nome comune

 

L’evoluzione

  

L'evoluzione dei cavalli non è stata un processo lineare.

La struttura dei denti, gli arti con numero di dita dispari, l'evidente mobilità del labbro superiore, e altre caratteristiche legano il cavallo alla linea evolutiva dei mammiferi con dita dispari e fornite di zoccolo: i Perissodattili. La linea evolutiva del cavallo si adattò particolarmente alla vita nelle condizioni climatiche molto severe della steppa.

  

I primi antenati del cavallo camminavano su più dita allargate poggianti su cuscinetti morbidi, un adattamento alla vita trascorsa sul suolo molle ed umido delle foreste primordiali. Man mano che il territorio diventava più secco, cominciarono ad apparire le steppe, e con loro numerosi predatori delle terre asciutte. Questo a sua volta costrinse i progenitori del cavallo ad acquisire una maggiore velocità per sopravvivere. La capacità di correre più velocemente fu acquisita con l'allungamento degli arti e con il sollevamento di alcune dita dal suolo, portando sempre più peso sul più lungo delle dita, il medio. Su suolo duro, usando un solo dito ed equipaggiato nell'ultimo passaggio evolutivo con uno zoccolo, il cavallo fu in grado di raggiungere velocità elevate per sfuggire ai predatori.

La storia dell’evoluzione del cavallo è stata ricostruita in modo approfondito dagli zoologi in Nordamerica più che in qualsiasi altro luogo.

  

La serie evolutiva del cavallo inizia nel basso Eocene, con una specie chiamata Hyracotherium o Eohippus. Questo "cavallo" era circa della grandezza di un gatto, e aveva una testa relativamente corta, 44 denti con molari irregolari, una schiena elastica ed arcuata e l'articolazione del garretto ancora bassa sul piano del suolo. Le gambe erano relativamente lunghe. Gli anteriori avevano cinque dita, solo quattro delle quali fornite di un piccolo zoccolo ancora morbido; il quinto dito era sollevato dal suolo. I posteriori avevano tre dita su cinque fornite di piccoli zoccoli, mentre il primo e il quinto dito non toccavano terra, le sue zampe erano adatte a correre su terreni morbidi. La sua alimentazione era composta da erbe, germogli e foglie molto abbondanti nel suo habitat.

Durante l'Eocene, questi antenati si suddivisero in più rami; si trattava di animali della grandezza di un piccolo cane.

  

L'Orohippus, comparve nel medio Eocene. Sembrava ancora molto simile ai suoi predecessori; stessa misura, corpo più snello, testa allungata, anteriori più snelli e posteriori più lunghi, tutte caratteristiche di un buon saltatore. Le dita più esterne su ogni anteriore ci sono quattro dita e su ogni posteriore tre dita, e il primo dei premolari era minuscolo.

Nelle prime fasi dell'Oligocene, l'ambiente nordamericano stava cambiando. A causa del clima caldo e secco, le foreste si stavano trasformando in pianure coperte di erba e di vari tipi di cespugli. In alcune aree. queste pianure erano coperte di sabbia; un tipo di paesaggio, quindi, che somigliava l'attuale prateria.

L'Orohippus si trasforma in Mesohippus, che a quel tempo era uno dei mammiferi più comuni nel Nord America. Il Mesohippus camminava su tre dita, sia negli anteriori che nei posteriori. Il terzo dito era più forte degli altri, e quindi più pesante. Il primo e il quinto dito erano ancora presenti, ma erano molto piccoli. A giudicare dai suoi lombi sottili, il Mesohippus, era un animale veloce.

  

A metà del Miocene, apparve il Merychippus. Il Merychippus, "rosicchiando" piante erbacee sulla dura steppa, diventò relativamente più lungo. I posteriori, avevano ancora le dita laterali fornite di piccoli zoccoli, nonostante che probabilmente toccassero il terreno solo durante la corsa.

Dei tre rami che si svilupparono da Merychippus sopravvisse quello costituito dal Pliohippus. Aveva ancora dita accessorie lunghe su entrambi i lati dello zoccolo, ma dall'esterno erano appena visibili come monconi callosi. Le gambe lunghe e snelle del Pliohippus ne fanno un veloce animale delle steppe. Il Pliohippus divenne il Plesippus e poi il Dinohippus, e un'ulteriore evoluzione che generò il vero Equus avvenne durante il Pliocene superiore.

  

È ancora incerto come questi cavalli abbiano potuto raggiungere l'Europa dalla loro sede di origine in Nord America.

  

La specie più antica di vero cavallo, chiamato Equus stenonis, fu scoperto in Italia, e si ritiene originato dal Plesippus.

Tutti gli altri cavalli nordamericani si estinsero, forse a causa di qualche malattia infettiva; tuttavia si sostiene che gli uomini possano averli cacciati fino all'estinzione, poiché la comparsa dell'uomo in America è avvenuta approssimativamente nello stesso periodo dell'estinzione della maggior parte degli altri grandi mammiferi americani.

Il vero cavallo cammina solo sulla punta del terzo raggio, con il sostegno dei raggi laterali, come facevano i loro predecessori. Lo scheletro mostra un'evidente atrofia della porzione terminale dei metacarpi e dei metatarsi laterali, che persistono come strutture vestigiali, chiamate comunemente ossicini. Sono i residui del secondo e del quarto raggio. Spesso si pensa che gli ossicini del cavallo moderno non abbiano alcuna funzione, ma in realtà svolgono ancora un importante ruolo di supporto delle articolazioni carpali (il ginocchio degli anteriori) e tarsali (il garretto dei posteriori).

Durante la filogenesi, i denti del cavallo mostrarono modifiche significative. I molari si trasformarono in denti allungati. Parallelamente alle trasformazione dei denti, il cavallo mostrò anche un allungamento della parte facciale del cranio, accompagnata da uno spostamento all'indietro delle cavità orbitarie, il collo relativamente corto degli antenati del cavallo si allungò, parallelamente all'allungamento delle gambe, a causa dell'adattamento a procurarsi il cibo brucando nelle praterie. Il corpo crebbe in dimensioni, non solo per l'abbondanza di cibo, ma anche per l'aumento della sua varietà.

 

 

 Distribuzione  e habitat

 

Ai giorni nosti  i cavalli sono presenti approssivamente in tutte le parti del mondo, o meglio ovunque l'uomo li abbia portati. Essi infatti sono stati completamente addomesticati. Se uno dovesse tornare allo stato brado dopo essere stato a contatto con l’uomo si troverebbe in grave difficoltà e stenterebbe a sopravvivere. Questo ci fa capiere come l’uomo abbia avuto una notevole influenza su di essi e su tutto l’ambiente.

 

 Morfologia  e anatomia

La morfologia

  

Il corpo del cavallo si divide in quattro parti: la testa, il collo, il tronco e gli arti o estremità.

 

La testa racchiude gli organi essenziali alla vita del cavallo e con il suo peso influisce sui movimenti e sulle andature.

 

 

Testa (profilo)  Testa (fronte) 

1 - Ciuffo e fronte

2 - Tempia
3 - Regione sopraobitale
4 - Regione dell'occhio
5 - Dorso del naso
6 - Narice
7 - Labbra
8 - Orecchio
9 -Nuca
10- Ragione parotidea
11 - Gola
12 - Piatto della guancia
13 - Ganascia
14 - Tasca della guancia
15 - Barbozza  

1 - Orecchio
2 - Regione sopraorbitale

3 - Regione dell'occhio

4 - Dorso del naso

5 - Narice

6 - Labbro superiore

 7 - Nuca

8- Ciuffo

 9 -Tempia

10 - Fronte

 11- Palpebre

 12  - Guancia

13- Punta del naso 

 

 

Il collo sostiene la testa e si unisce al tronco. Nel margine superiore si trova la criniera. Il margine inferiore inizia dalla gola e si prolunga con la trachea. I giugoli sono due solchi longitudinali nella parte inferiore dove corrono nervi e vasi importanti. Il collo del cavallo in movimento ha la funzione di bilanciere.

 

Parti del collo 

1 - Parotide
2 - Gola
3 - Giugoli
4 - Margine inferiore del collo
5 - Punta del petto
6 - Nuca
7 - Margine superiore del collo
8 - Garrese
9 - Margine esteriore della spalla

 

 

  

Il tronco e le estremità del cavallo sono composti da parti molto specifiche che sono fondamentali per comporre, collegare e mantenere solida la struttura del cavallo.

 

 

 

La punta della spalla è un angolo osseo prominente: questo angolo si ritrova da ogni lato del pettorale e un po' al di sotto della giuntura d'incontro tra l'incollatura e la spalla.

Il garrese è una protuberanza ossea che forma un prolungamento del dorso. Dal punto più alto del garrese al suolo si misura l' altezza del cavallo.

Il dorso è la parte di colonna vertebrale nella quale si inseriscono le costole. Il garrese di conseguenza, fa parte del dorso. Le reni si trovano fra il dorso, la groppa ed i fianchi.

Comprendono quella parte della colonna vertebrale dove non ci sono più costole e che tocca il limite del bacino superiore.

La punta della natica è quella prominenza ossea che precede la radice della coda. La coscia: in alto è congiunta alla groppa, in basso alla gamba e alla grassella

La grassella è l'articolazione della gamba posteriore che si trova nella parte inferiore del fianco e che corrisponde al nostro ginocchio.

La punta della grassella è la parte immediatamente davanti all'articolazione.

Il fianco, parte molle del lato del cavallo, ricopre in parte l' intestino. Quest'area è delimitata anteriormente dalle costole, posteriormente dalla coscia e dalla punta dell'anca e inferiormente dalla pancia - ventre.

L’addome è quella grande cavità che contiene le viscere.

La groppa è la parte superiore del corpo tra le reni anteriormente e la coda posteriormente.

La punta dell'anca è una superficie ossea prominente che si trova un po' arretrata rispetto all'ultima costola.

Il garretto è l'articolazione delle zampe posteriori posta tra la gamba e lo stinco.

La punta del garretto è una protuberanza ossea che si trova nella parte superoposteriore del garretto stesso.

Il gomito fa parte dell'avambraccio: è formato da una grossa prominenza ossea tra la parte superiore e posteriore dell'avambraccio.

La punta del gomito è la parte sporgente.

Le castagnole sono delle escrescenze cornee che troviamo nel lato interno dell'arto.

Il ginocchio è l'articolazione posta tra l'avambraccio e lo stinco.

Lo stinco è l'osso posto tra il ginocchio e il nodello.

Il nodello è un'articolazione formata dall'unione dello stinco con il pastorale, serve per ammortizzare la battuta in movimento. La faccia posteriore del nodello porta una escrescenza ossea detta sperone. Vi è un ciuffo di crini posteriormente al nodello la cui funzione è quella di proteggere il pastorale da traumi superficiali.

 


L’apparato locomotore

 

Per apparato locomotore si intende l’insieme di tutte quelle parti del corpo del cavallo che gli permettono di muoversi sul terreno. La natura ha fatto si che il movimento degli animali terrestri avvenisse attraverso giochi di leve.

 

 Apparato scheletrico 

Lo scheletro del cavallo, come quello di molti altri mammiferi, è costituito da una serie di  ossa collegate tra loro dalle articolazioni. Anche lo scheletro di questo animale ha una quantità elevata di ossa.

Come si può ben notare il cavallo è uno degli animali che si sviluppa in lunghezza quindi ha un gran numero di vertebre che svolgono funzioni diverse. Il numero totale di vertebre varia da 51 a 54. Si suddividono in: 7 vertebre cervicali, 18 vertebre dorsali, 6 vertebre lombari, 5 vertebre sacrali e da 15 a 18 vertebre coccigee. Le costole, che racchiudono la cavità toracica e quindi proteggono gli organi vitali, sono 18 per lato. La nuca è composta da: cranio, orbite, mascella superiore, mandibola. Le ossa che compongono le estremità devo essere ben sviluppate e resistenti in quanto devono supportare tutto il peso dell’animale. Queste ossa sono quelle che hanno maggior mobilità e hanno uno strato di cartilagine elastica fra di esse per impedire lo sfregamento e il successivo consumo dell’osso. Le scapole sono le uniche ossa a non avere giunture, me è la massa muscolare che svolge il compito di tenerle salde al tronco.

 

 

Apparato scheletrico 

1 - Mascella inferiore
2 - Denti molari
3 - Osso Nasale
4 - Osso parietale
5 - Osso occipitale
6 - Atlante
7 - Epistrofeo
8 - Vertebre cervicali (n.7)
9 - Vertebre dorsali (n.18)
10 - Vertebre lombali (n.6)
11 - Vertebre sacrali (n.5)
12 - Vertebre coccigee (n.15/20)
13 - Costole (n.36, 18 per parte)
14 - Scapola
15 - Omero
16 - Radio
17 - Olecrano
18 - Ossa del carpo
19 - Ossa del metacarpo o stinco
20 - Metacarpale accessorio
21 - Sesamoidei
22 - Prima, seconda e terza falange
23 - Lleo
23a - Ischio
23b - Pube
24 - Femore
25 - Rotula
26 - Tibia
27 - Perone
28 - Calcaneo
29 - Ossa del tarso
30 - Grande metatarso
31 - Metatarso accessorio
32 - Prima, seconda e terza falange
33 - Osso navicolare
34 - Sterno
 

 

 

L’apparato muscolare

Sono numerosi e molto diversi tra loro per taglia, peso, volume, ma lo sono anche in rapporto all'eta', alla razza e allo stato di salute.

Per completare l'esame dell'apparecchio locomotore occorre prendere in considerazione i muscoli che sono gli organi attivi del movimento: essi, infatti, sotto l'influenza di uno stimolo nervoso adeguato, sono capaci di accorciarsi (contrazione) temporaneamente determinando il movimento dei segmenti ossei sui quali prendono attacco. I muscoli contribuiscono, inoltre, a dare al soggetto la sua fisionomia e i suoi atteggiamenti caratteristici, modellano le regioni del corpo, forniscono punti di riferimento indispensabili per la valutazione morfologica e per la pratica medico-chirurgica.

Il numero dei muscoli del cavallo e', in generale, di poco superiore a 450. La taglia e il peso dei diversi muscoli differiscono notevolmente: alcuni misurano pochi centimetri (muscolo articolare della spalla), altri sono invece voluminosissimi (muscolo gluteo medio). Esistono anche grandi differenze in rapporto all'eta', alla razza, all'esercizio, allo stato di salute. A questo proposito, il dimagrimento non e' dovuto solo alla perdita di grasso, ma a partire da un certo grado vi e' anche una riduzione delle masse muscolari che in casi estremi porta ad una vera e propria atrofia dei muscoli. I muscoli vengono distinti in cutanei o scheletrici.

I muscoli cutanei sono superficiali, posti immediatamente sotto la pelle ed hanno almeno un attacco sulle parti profonde di quest'ultima. La loro contrazione determina il caratteristico movimento della pelle che permette al cavallo di liberarsi dagli insetti: sono inoltre numerosi nella testa, dove provocano i movimento delle labbra, delle narici, delle palpebre e delle orecchie.

I muscoli scheletrici sono piu' profondi e numerosi e prendono sempre attacco sullo scheletro del quale mobilizzano i vari segmenti ossei.

L'attacco dei muscoli sulle ossa avviene sempre mediante i tendini, i quali trasmettono, anche a una certa distanza, l'azione dei muscoli concentrandola su un piccolo territorio. I tendini possono essere molto lunghi. particolarmente negli arti dove i muscoli non oltrepassano la regione dell'avambraccio o quella della gamba. In questi casi i tendini sono mantenuti nella loro posizione, qualunque sia il movimento effettuato, dalla guaina tendinea, si tratta di una specie di galleria entro la quale si situano uno o piu' tendini, accompagnati da una sinoviale tendinea che ne facilita lo scorrimento. La sinoviale tendinea forma a ciascuna estremita' della guaina un fondo cieco nel quale, in condizioni patologiche, si puo' accumulare una certa quantita' di liquido sinoviale: si formano cosi' le mollette e i vesciconi tendici, da non confondere con le analoghe lesioni articolari.

I muscoli, anche in condizioni di riposo, presentano uno stato di concentrazione minima detta tono muscolare, che concorre ad assicurare la stazione o postura del corpo: L'elemento fondamentale che caratterizza il muscolo e' la fibra muscolare. I muscoli che hanno il compito di determinare ampi spostamenti dei segmenti ossei possederanno fibre lunghe orientate prevalentemente secondo la lunghezza del muscolo. Nei muscoli che devono sviluppare soprattutto potenza, assume maggiore importanza il numero delle fibre. In questo caso le fibre si dispongono obliquamente in modo che l'aumento di numero non accresca eccessivamente il volume totale del muscolo.

 I muscoli, in base alla loro funzione, vengono definiti flessori e estensori, abduttori e adduttori seguendo un ordine topografico secondo le varie regioni del corpo, si distinguono i muscoli della testa, del collo, del torace, dell'addome, della coda, dell'arto toracico e dell'arto pelvico.

 

 

 

Apparato Muscolare 

 

1 - Massetere

 2 - Buccinatore
3 - Temporale
4 - Orbicolare delle palpebre
5 - Depressore del labbro inferiore
6 - Elevatore comune labbro superiore e ala del naso
7 - Omotracheliano
8 - Sterno omerale
9 - Sterno cefalico

1 - Massetere2 - Buccinatore
3 - Temporale
4 - Orbicolare delle palpebre
5 - Depressore del labbro inferiore
6 - Elevatore comune labbro superiore e ala del naso
7 - Omotracheliano
8 - Sterno omerale
9 - Sterno cefalico

10 - Splenio
11 - Angolare della scapola
12 - Infraspinato
13 - Grosso estensore dell'avanbraccio
14 - Corto estensore dell'avanbraccio
15 - Estensore anteriore metacarpo
16 - Estensore anteriore falangi
17 - Flessore profondo falangi
18 - Legamento sopraspinoso dorsolombale
19 - Grandorsale
20 - Gluteo superficiale
21 - Fascia lata
22 - Bicipite femorale
23 - Semitendinoso
24 - Semimembranoso
25 - Fascia lombodorsale
26 - Estensore anteriore falangi
27 - Gastrocnemio
28 - Muscolo della coda

 


L’apparato Circolatorio

  

La circolazione, nel cavallo come negli altri mammiferi, è doppia e completa, dall'arco aortico, che emerge dal ventricolo sinistro, si staccano le due arterie principali dirette agli arti e alla testa. Vi è la presenza nel sangue di piastrine e i globuli rossi, cellule anucleati, discoidali e biconcavi. 

 

L’apparato circolatorio è composto dal cuore e dai vasi sanguigni (vene e arterie). Il suo compito è di far arrivare l’ossigeno respirato con l’aria alle cellule di tutto il corpo. 

Il cuore ha la funzione di pompa ed il suo compito è mantenere il sangue in continuo movimento. Le vene e le arterie sono presenti in tutto il corpo fino alle estremità.  Nelle arterie scorre il sangue ricco di ossigeno, dai polmoni verso la periferia del corpo; le vene trasportano il sangue carico di anidride carbonica, dalla periferia fino ai polmoni. L’ossigeno nel sangue viene trasportato dai globuli rossi, che svolgono la funzione di trasportatori grazie all’emoglobina che trattiene l’ossigeno. A riposo, il cuore di un cavallo ha circa 30-40 battiti al minuto, ma sotto sforzo può arrivare a una frequenza di 240 battiti al minuto. 

Sotto sforzo il fisico ha bisogno di più ossigeno, quindi il cuore batterà più velocemente e i globuli rossi aumenteranno la velocità per portare ossigeno più in fretta: se ciò non bastasse, arriverà alla milza l’ordine  di comprimersi, e questa metterà in circolo altri globuli rossi che teneva in deposito per le emergenze. 

L’attività fisica e quindi l’allenamento, fanno sì che l’organismo del cavallo produca per abitudine un maggior numero di globuli rossi così da rendere sempre meno necessario l’intervento della milza. 

Tra i cavalli esistono 7 gruppi sanguigni e la frequenza della loro espressione varia in base alla razza.

 

 

 


 

L’apparato Respiratorio 

 

Il cavallo, come tutti i mammiferi respira attraverso i polmoni. L'apparato respiratorio consiste della cavità orale e nasale, della trachea, laringe e faringe che successivamente convogliano in un bronco esterno, questo penetra nel polmone e vi si ramifica all'interno andando a formare i bronchioli. Lo scambio gassoso avviene all'interno degli alveoli che sono irrorati da vasi sanguigni, lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica avviene per diffusione. La funzione della respirazione e fornire l’ossigeno necessario all’organismo . 

L’aria, ricca di ossigeno, entra dalle narici (il cavallo respira sempre dal naso), passa attraverso i seni nasali, la faringe, la trachea, i bronchi, i bronchioli e arriva ai polmoni. Nei polmoni avviene lo scambio tra ossigeno ed anidride carbonica del sangue. 

A riposo un cavallo respira circa 8-12 volte al minuto. Il ritmo può aumentare in caso di malattie respiratorie, agitazione o sforzo. 

Al galoppo il respiro si sincronizza con l’andatura ed il cavallo sfrutta un meccanismo che gli permette di respirare passivamente, cioè senza sforzo, sfruttando l’oscillazione dei visceri. Gli arti posteriori, con il loro movimento, spingono la sacca viscerale in avanti, questa comprime i polmoni, e l’aria viene espulsa: nella fase successiva, i posteriori arretrano, la sacca viscerale arretra con loro, libera i polmoni e l’aria entra. Questo meccanismo non può funzionare in caso di salite o discese, che impediscono alla sacca viscerale di oscillare.

 

 


I sensi del cavallo

 

  

 

Udito

 

L’udito nel cavallo è molto sviluppato: con esso percepisce ciò che gli sta accadendo intorno.

Le sue orecchie svolgono anche la funzione di dare l’equilibrio all’animale, si muovono in continuazione cercando di captare i suoni. Il suo cervello li elabora e memorizza associandoli a diverse situazioni.

Il cavallo che vive con l’uomo sentendosi protetto è meno attento alle sollecitazioni uditive esterne rispetto a quello che vive allo stato brado.

Sa riconoscere la differenza tra voce umana ed animale.

Dell’udito di quest’animale non sappiamo ad ogni modo ancora abbastanza, e l’unico animale che all’interno dell’orecchio presenta un’appendice cieca chiamata tasca gutturale di cui non se ne conosce la funzione.

Con le orecchie, esprime anche i suoi stati d’animo che ci possono far comprendere quando ci avviciniamo all’animale cosa sta cercando di comunicare.

 

A ) Orecchie in avanti, capo alzato, interesse per ciò che lo circonda ma anche stato di allerta.

B ) Orecchie perpendicolari alla testa, tranquillità, curiosità ed attenzione.

C ) Orecchie in dietro accompagnate da labbra tirate, indicano ira e forte disagio.

D ) Orecchie in avanti con muso alzato, cerca di comprendere, scruta e valuta.

E ) Orecchie rilassate, aperte, è tranquillo e non presenta timore.

F ) Orecchie tirate in dietro, paura e disagio.

 

Vista

 

La vista per il cavallo rappresenta uno dei sensi più importanti, ha occhi grandi, pensate che sono di volume doppio rispetto a quelli dell'elefante. Sono occhi che vedono molto bene di notte, talmente bene che ci porta a credere che sia un'animale notturno. La verità è che è sia diurno sia notturno, è un'animale che è sempre all'erta, ed alterna il suo riposo in varie ore della giornata.  

I suoi occhi essendo posti ai lati della testa hanno una visuale di 350 gradi, le pupille hanno un campo panoramico e controlla ogni cosa anche senza voltarsi, avendo la vista monoculare. Il cavallo con un solo occhio può tranquillamente vedere cosa gli passa accanto, senza muovere la testa.  

E’ costretto ad usare la binoculare quando guarda davanti a se. La vista monoculare permette una visuale più ampia, però appiattisce le cose e non dà la giusta profondità, per questo il cavallo non sa calcolare la vicinanza di un oggetto, se è costretto ad usare la binoculare che ha inferiore alla nostra, questa gli crea dei punti visivi morti sia davanti a lui sia dietro.

 

Olfatto

 Se ci avviciniamo ad un cavallo uno dei suoi primi movimenti è di portare il muso in avanti per odorarci, odorandoci cerca anche di stabilire un rapporto con noi. Potete fare nello stesso modo quando vi avvicinate ad un cavallo, soffiategli leggermente sulle narici come fanno loro, potrete stabilire un contatto migliore.

Il loro odorato non è sviluppato come quello di un cane ma è superiore al nostro, ed è adatto alle sue esigenze. Quando fiuta cerca di forzare l’aria attraverso le cavità nasali, in questo modo può esaminare tutte le sostanze volatili fino a farle giungere al bulbo olfattivo posto nel cervello, che è anche connesso al gusto. Il suo apparato olfattivo comprende anche un organo particolare chiamato Jacobson, che aumenta la capacità olfattiva e la cui funzione sembra connessa alla ricerca nell’aria dei ferormoni, sostanze emesse da un animale per comunicare.

  

Gusto

 Il gusto del cavallo è identico a quello umano, non si sa però con quale intensità percepisce i sapori. La preferenza di un sapore ad un altro è una questione di scelta di gusto se preferite, Poiché i cavalli non possono vomitare, probabilmente sia con l’odorato sia con il gusto sono in grado di distinguere con sicurezza tra alimenti buoni o pericolosi.

  

Tatto

 Il senso del tatto è sia tattile, ed è evidenziato dalla presenza dei peli come quelli del naso paragonabili alle vibrisse del gatto, sia termico e dolorifico, chi non ha visto avvicinando un cavallo come reagisce al posarsi di un insetto sulla pelle, lo vedremmo muoversi rapidamente per toglierselo di dosso: ai cavalli poi piace molto il contatto (fra simili o padrone).

  

Intelligenza sopraffina

   

Un cavallo in linea di massima si fida poco degli umani e perciò “sta sulle Sue”. Un cavallo che non conosce, una persona si comporterà genericamente al minimo del rischio e cioè farà ciò che gli viene chiesto e non può far finta di non capire, ma senza metterci nulla di suo. Se e quando il rapporto con la persona si stringe e l’umano fa in modo che il cavallo, quando prende un’iniziativa, si senta apprezzato e incoraggiato, si sblocca un meccanico che la porta ad esprimersi e a comunicare, secondo la sua intelligenza e le esperienze passate.  

Sono proprio le esperienze a fare la differenza e tutto il processo di “scongelamento” del cavallo si allunga a dismisura perché i cavalli ricordano tutto e benissimo. Inoltre, fatta in proporzione l’intelligenza di una gallina e dieci la nostra, un cane è in media sei. Nei cavalli invece, si va da due a nove. I cavalli sono in genere curiosi, abitudinari e amanti delle novità, infatti un abitudinario rifugge dalle avventure, ma questa è una caratteristica equina. Un qualcosa di completamente diverso da imparare o un posto insolito da scoprire, roba che stimola, sveglia e tonifica è molto meglio delle solite ore passate in box. Non c’è niente di più deprimente di un lavoro sempre identico e ripetitivo, magari con poco sforzo  impegno. Questo tipo di attività affligge molti, in particolare i cavalli della scuola che fanno per ore le stesse cose ogni giorno e quindi non sono certo in grado di esprimere una folgorante intelligenza. Altro tipo di “intontimento” è quello del proprietario che si fa sellare e pulire il cavallo, la monta come se fosse una motocicletta, poi scende e lo riconsegna all’artiere. Senza un contratto senza una carezza, senza una schiaffo, senza una carota. Un  soggetto “sbloccato” per prima cosa comunica, mostra emozioni e sentimenti, troppo parlando di cavalli, ma per chi li conosce non è così.


I denti

 

La dentatura degli Equidi è molto specializzata. Rappresentano un tipo di erbivori perfetti con scomparsa quasi totale dei canini, disgiunzione delle arcate incisive e molari, ipsodonzia  estrema nell’adulto e formazione, nelle due dentizioni, di superfici trituranti assai efficaci.
I denti del cavallo adulto sono a crescita protratta, e le modalità del loro sviluppo sono molto legate al tipo di alimento impiegato nell’allevamento.

Il cavallo compie movimenti masticatori che fanno scorrere la mandibola sulla mascella in senso dorso-ventrale e latero-laterale, con un’azione analoga a quella di una macina.

La mascella, avendo una larghezza superiore rispetto alla mandibola, consente al cavallo la masticazione alternativamente da un solo lato.

La masticazione è coadiuvata dall’intervento della lingua e delle guance che, con i loro continui movimenti, mantengono l’alimento costantemente sotto i denti fino a che esso non risulta adatto alla formazione di un bolo che sarà poi deglutito. 

Gli incisivi cambiano continuamente forma, durante il corso della vita del cavallo, e sono considerati degli ottimi indicatori dell’età.

Alla nascita i denti incisivi non sono ancora presenti, ma dopo una settimana si possono sentire i picozzi e i mezzani palpando le gengive. Sono i denti da latte.

Spesso il dente da latte persiste per un po’ di tempo, davanti a quello permanente. 
Questo può determinare lo sviluppo irregolare dell’arcata; questa ultima può essere alterata anche quando il dente deciduo viene estirpato prima del momento normale per la caduta.
In questo caso il dente permanente è più prominente dal lato vestibolare dei vicini.
Un difetto piuttosto frequente, è la tendenza degli incisivi superiori di soprammettersi su quelli inferiori.

Questo può provocare problemi nella prensione dell’erba, e anche la comparsa di ulcere sulle gengive o sul palato, causate dallo sfregamento del dente sulla mucosa.

Un maschio adulto possiede 40 denti. 12 incisivi (picozzi, mediani, cantoni), 4 scaglioni e 24 morali. Una femmina adulta possiede soltanto 36 denti. I 4 scaglioni sono raramente presenti. Verso i 3-4 anni appaiano i denti di lupo sulla mascella superiore. Questi denti costituiscono i primi anti-molari. Devono essere tolti al più presto possibile.

La masticazione rappresenta per il cavallo un fattore tranquillante.

Una masticazione così prolungata e un tale frazionamento dei pasti sono, inoltre, correlati alla particolare fisiologia del cavallo: il volume relativamente scarso dello stomaco lo obbliga infatti ad ingerire quantità modeste di alimento e a ridurlo in frammenti molto piccoli, in modo da velocizzare il transito gastrico, permettendo, contemporaneamente, l’attacco efficace degli enzimi presenti.

La saliva contiene la ptialina, un enzima che idrolizza l’amido a maltosio, zucchero che può essere facilmente metabolizzabile nello stomaco: se il bolo non viene sufficiente insalivato, l’amido della razione viene scarsamente utilizzato.

 


Il piede

 

Gli equini hanno un solo dito come terminazione di ciascun arto. 

Il piede è costituito da due parti:

- una parte esterna insensibile, lo zoccolo;

- una parte interna sensibile chiamata vivo del piede o tuello.

Lo zoccoloè l'unghia del piede che avvolgendo l'estremità distale (inferiore) dell'arto, contine e protegge il vivo del piede.

 

Lo zoccolo è diviso in quattro parti distinte:

  

Parete o muraglia

La parete o muraglia è quella lamina cornea che ricopre la parte anteriore e le parte laterali del piede fino ad arrivare al limite posteriore dove si piega ad angolo acuto verso il centro del piede stesso.

Il colore e lo spessore della muraglia sono variabili, il colore dal grigio al nero e lo spessore non è mai minore di un centimetro nel piede normale, è massimo in punta e diminuisce verso le parti posteriori.

La sua consistenza è tenace ed elastica, abbastanza simile a quella di una lastra di teflon; lo spessore varia da circa 6 a circa 12 mm, risulta costituita da tre strati sovrapposti: lo strato non pigmentato e la linea bianca.

Lo strato pigmentato ha prevalentemente una funzione di protezione, e le sue caratteristiche meccaniche la rendono inadatto a svolgere una funzione di supporto del peso.

Lo strato non pigmentato è deputato alla funzione di supporto e resiste molto bene al contatto con il suolo.

La linea bianca rappresenta il punto di congiunzione fra la muraglia e le strutture interne sensibili dello zoccolo. A causa della sua consistenza piuttosto ridotta, va incontro ad una rapida usura nel punto di affioramento.

La muraglia costituisce il punto d'appoggio del ferro, e i chiodi vengono applicati obliquamente, entrando dalla linea bianca e attraversando verso l'esterno i vari strati.

 

La suola

Si tratta di una piastra cornea che ricopre la maggio parte della pianta del piede, si presenta incurvata a volta con la forma approssimativa di mezza luna.

In profondità, la suola è costituita da un materiale traslucido, ceroso, chiamato "suola viva" o "suola buona". La suola assume consistenza variabile in funzione della presenza o dell'assenza del contatto con il suolo e dal movimento. Se il contatto manca la superficie della suola assume un aspetto farinoso e friabile; se invece il contatto è presente, e il movimento adeguato, la suola si compatta in un materiale molto duro, liscio, lucido (callo della suola), di consistenza poco inferiore a quello della muraglia.

Il fettone 

Si tratta di una massa di sostanza cornea che, incastrandosi tra le barre e la suola, completa la parte inferiore dello zoccolo. Il suo colore è più scuro di quello della suola e la consistenza è minore, quasi pastosa.

La faccia rivolta verso il suolo è divisa posteriormente in due rami (rami del fettone), da una profonda incavatura detta incavatura mediana.

La parte di fettone compresa tra la punta ed i rami prende il nome di corpo del fettone;
i rami del fettone presentano posteriormente due rigonfiamenti detti bulbi del fettone o glomi.

 

Ha una particolare consistenza gommosa, indizio della sua funzione di "ammortizzatore elastico" e di "punto di presa" su superfici dure e potenzialmente scivolose. 

 La benda perioplica 

E' un sottile strato di unghia che ricopre esternamente la parte superiore della muraglia, verso i talloni si allarga e ricopre i bulbi del fettone.

Il Tuello

E' l'insieme delle parti del piede contenute all'interno dello zoccolo. A differenza dello zoccolo che è formato di sostanza priva di vita (insensibile), il tuello è invece costituito di ossa, legamenti, tendini, vasi sanguigni … tutti organi dotati di sensibilità.
Scheletro
Il dito del cavallo che inizia dal nodello, è costituito da tre ossa principali (falangi) e tre ossa secondarie.

Sotto carico, lo zoccolo si deforma in modo complesso. L'arco plantare si appiattisce, la concavità plantare si riduce, e i talloni si allontanano uno dall'altro. Il diametro dello zoccolo aumenta; lo zoccolo assume la sua configurazione dilatata. Al suo interno, l'osso triangolare si abbassa leggermente spostandosi rispetto alla muraglia. Da notare anche che la deformazione sotto carico causa una depressione all'interno dello zoccolo, subito compensata da un afflusso sanguigno.

Quando il carico cessa, lo zoccolo riassume elasticamente la sua forma contratta, la pressione al suo interno aumenta e ne consegue l'efflusso del sangue.

 

Corretta alimentazione per una salute di ferro

 

Ogni cavallo ha, un metabolismo, una struttura fisica, un tipo di lavoro diverso da tutti gli altri e che varia nei diversi periodi della sua vita. L’alimentazione dev’essere curata in base a tutte queste variabile se vogliamo che il nostro cavallo abbia una salute di ferro.

Un’alimentazione sbagliata influisce su tutto il corpo del cavallo, piedi compresi. Forse non è così facile collegare. L’alimentazione a problemi che non riguardono direttamente stomaco e intestino. Gli zoccoli, ovvero i punti più periferici della struttura del cavallo, possono subire le conseguenze di un’alimentazione mal bilanciata, sviluppando patologie più o meno gravi. Uno zoccolo robusto è segno di salute. Se invece ci troviamo davanti a zoccoli fragili o peggio doloranti è segno che qualcosa non va. La causa potrebbe essere un lavoro troppo intenso o su terreni inadatti che provoca un logorio dello zoccolo, ma potrebbe anche essere un’alimentazione non adatta alle necessità del nostro amico. La prima delle conseguenze di un’alimentazione carente in determinati principi nutritivi è che lo zoccolo diventa fragile o cresce poco.

La muraglia può essere soggetta a una scarsa crescita o a un’eccessiva fragilità. Lo zoccolo sembra una struttura resistente, ma è in realtà molto delicato. La fragilità dello zoccolo è un problema molto serio, anche perché spesso è difficile risoluzione. L’alimentazione è spesso responsabile dell’insorgere di questa condizione. Anche i minerali devono essere forniti in quantità adeguata. In particolar modo lo zolfo è necessario per la formazione delle proteine solforate che costituiscono i peli, i crini e lo zoccolo stesso. Tra gli altri microelementi, ci sono lo iodio, il manganese e il rame.

La Laminite

Un’alimentazione eccessivamente ricca è invece la prima causa di una malattia terribile, la laminite. Questa dolorosissima patologia consiste nell’infiammazione delle strutture dello zoccolo e in particolar mode delle lamine, ovvero quel tessuto la cui funzione principale è quella di mantenere l’osso della terza falange in posizione adeguata all’interno del piede. Se l’infiammazione è molto grave le lamine non sono più in grado di contenere l’osso, che rischia quindi di “ruotare”, in seguito alle tensione esercitata dal tendine flessore profondo. Il cavallo si troverà quindi a tentare di camminare su una parte di osso che non è adeguata a portare il peso del suo corpo. I cavalli con forme gravi di lamine non sono più in grado di muoversi e per guarire devono affrontare molte cure. Le conseguenze della laminite dovrebbero farci capire quanto è importante curare l’alimentazione del nostro cavallo.

Cereali? Mai troppi

Gli alimenti maggiormente responsabili nell’insorgenza di questo problema sono i cereali, a causa del loro elevato contenuto di zuccheri e in particolare di amido. Se questa molecola zuccherina arriva in cospicue quantità al grosso intestino favorisce lo sviluppo di batteri potenzialmente pericolosi. Questi batteri producono infatti tossine che vengono assorbite e possono poi dare effetti molto spiacevoli proprio a carico dello zoccolo. La quantità limite di cereali che espone un cavallo a un attacco di laminite può essere molto variabile. La brusca introduzione dei cereali all’interno dell’intestino provoca, infatti, una rapita alterazione dei microrganismi. I pony sono i più predisposti alla laminite. Anche il lavoro può essere determinante: sforzi eccessivi o comunque non proporzionati al grado di allenamento del cavallo possono agire come fattori di rischio per patologie ai danni dello zoccolo.

 

Il mantello

 

 Il mantello (o manto) è il complesso dei peli che rivestono il corpo del cavallo, proteggendolo dagli agenti atmosferici. Il suo colore e disegno è l'elemento tra i più significativi nella distinzione tra i soggetti, ogni animale, anche se apparentemente sembra dello stesso colore, nel mantello ha caratteristiche e particolarità che servono per il suo riconoscimento. Alcune razze hanno mantelli caratteristici. A volte può risultare difficile determinare l'esatta classificazione di un mantello.  

 

 

Baio 

Son i mantelli che presentano moltissime variazioni, dalle gradazioni più tenui, dette anche baio dorato, al baio chiaro fino al baio ciliegio, con peli che variano dal rosso ramo al mogano e che sono solitamente associati ai purosangue. 

Tutti i cavalli bai hanno le estremità nere e possono  presentare macchie bianche sulla testa e balzane sulle zampe.

Il baio, essendo il mantello ancestrale del cavallo (gene Agouti), è il più diffuso.

 

Morello  

È un manto completamente nero che caratterizza alcune razze, come il Frisone e il Murgese; il morello (gene E) è dominante autosomico nei confronti del sauro (gene A).

 

Sauro 

Si tratta di un mantello di colore marrone rossastro o zenzero. Il sauro può variare dal marrone chiaro o giallo sbiadito ai colori più scuri, come nel cosiddetto sauro castagna o sauro bruciato. Il musi e le gambe sono dello stesso coloro della criniera e della coda, anche se a volte queste ultime possono essere dorate (colore del grano) o addirittura di un grigio argento. 

 

Grigio 

Dall’unione di peli bianchi e neri su pelle scura deriva il mantello grigio. Ce ne sono diverse gradazioni di grigio, che variano a seconda del colore predominante. Potrebbe anche risultarne un mantello pomellato. Il colore si schiarisce con l’età e durante l’inverno è solitamente più pallido che in estate. Un grigio ferro è scuro, con predominanza di peli neri e solitamente con arti neri. Nel grigio chiaro prevalgono i peli bianchi. Il muso e tutta l’area intorno agli occhi sono più chiari o dello stesso colore del corpo, mentre coda e criniera possono essere bianche o grigio argento. I grigi trotini hanno piccoli ciuffi di pelo nero oppure marrone sparsi per tutto il corpo. E’ un dato di fatto che i grigi sono più predisposti ad ammalarsi di tumore della pelle, specialmente nella vecchiaia, rispetto ai cavalli di altri colori.

 

Roano

E’ un mantello composta da un miscuglio di peli bianchi e rossi, a volte con l’aggiunta di nero e marrone scuro. Classicamente i roani si dividono in roano ordinario, in cui la distribuzione di peli bianchi e rossi è equilibrata; roano chiaro, in cui predominanza di peli chiari; roano scuro, in cui prevalgono i peli neri; roano vinoso, con predominanza di peli rossi. Ogni volta che le estremità sono nere, si parla di mantello baio roano. 

 

Palomino, perlino, isabella, cremello e albino

Il colore palomino: il mantello è dorato brillante, la pelle scura, la corda e la criniera chiarissime.

Il crema, o perlino, è un mantello giallo pallido su pelle rosea, coda e criniera sono spesso argentate e gli occhi scuri. Talvolta i perlini hanno occhi azzurri o color mattone e in tal caso il cavallo viene spesso definito cremello.

L’albino, del mantello candido e dalla pelle estremamente chiara, è un cavallo del tutto privo di pigmentazione, che dà l’impressione di essere rosa ovunque, anche negli occhi.

Il manto Isabella è color ocra chiaro con estremità e crini neri, il gene che codifica questo mantello è quello della diluizione cremello dominante incompleto. 

 

Pezzati, multicolori e mantelli irregolari

I cosiddetti piebald, in italiano morelli pezzati, si riconoscono immediatamente perché portano macchie bianche e nere con bordi ben definiti.

Il mantello skewbald, o multicolore, presenta invece ampie pezzature bianche su fondo baio, sauro, o di qualsiasi altro colore tranne che nero. Gli skewbald possono avere a loro volta l’occhio vaio, come anche i cavalli dal mantello irregolare sono quelli che presentano macchie costituite da più di due colori diversi che spesso si mescolano sulla sommità.

 

Segni particolari della testa

La testa del cavallo può essere di colore uniforme o caratterizzata da una delle cinque macchi tipiche. La stella è una macchia bianca sulla fronte che può essere larga, media, piccola., o sbiadita (il cosiddetto fiore). Se rotonda e regolare si parla di palla di neve, se si prolunga verso il basso, di stella prolungata.

La lista è una striscia stretta, che scende dalla fronte fino al naso.

Il bella faccia, o mascherina, è un’ampia zona bianca che copre tutta la parte anteriore della testa e frequentemente anche entrambi gli occhi e le narici.

Il tagli è una piccola macchia bianca su muso e naso.

 

Segni particolari degli arti

Le balzane possono trovarsi su una, due, tre o tute le gambe del cavallo. Si dice principio di balzana quando la macchi di peli bianchi si trova lungo la corona dello zoccolo, traccia di balzana quando ne interessa solo una parte; balzana dentellata incorona se il margine bianco della corona presenta macchie di colore scuro o nero.

La piccola balzana si ferma sotto il nodello; la balzana normale copre tutto il pastorale e arriva al nodello. Una grande balzana raggiungerà la metà dello stinco.

Il termine calzata viene utilizzato nel caso in cui la macchia si estende dallo stinco fino al ginocchio o al garretto.

 

 

Segni particolari del mantello

La riga mulina è una striscia nera che va dalla criniera fino alla coda del cavallo.

Le carbonature sono punti più scuri sul manto dei sauri.

Le fiaccature, ossia dei peli bianchi sopra e dietro l’area del garrese, sono causati dalla pressione della sella.

Le cicatrici possono a loro volta lasciare una zona senza peli o con peli bianchi.

Qualsiasi tipo di manto colorato può essere picchiettato di grigio, quando ci sono solo peli bianchi isolati; macchiato se le chiazze di pelo bianco sono distribuite irregolarmente sul manto, o bordato se una macchia ha il bordo poco definito.

 

Segni particolari del corpo

A parte le macchie sui mantelli monocolore, ci sono molti altri segni di riconoscimento naturali. I remolini son zone in cui i peli cambiano direzione.

Le castagne, appena sopra il ginocchio negli anteriori, in corrispondenza della regione superiore del garretto nei posteriori, si dice siano uniche e diverse per ciascun cavallo.

Le aree della pelle prive di pigmentazione sono chiamate liscio.

Il colpo di lancia, una depressione della forma di un pollice, può apparire sul corpo e in particolar modo sul collo.

Gli zoccoli possono essere scuri, chiari o striati, a seconda del colore delle gambe. Solitamente, se queste sono scure gli zoccoli sono neri, mentre se le gambe sono bianche, anche gli zoccoli sono chiari.

Le infarinature sul muso e intorno agli occhi  sono macchie chiare di tinta crema su mantello scuro.

Gli occhi possono essere anche blu o vai in caso di scarsa pigmentazione; o addirittura rosa.

 

Disturbi della pelle

  

In generale siano subito portati a pensare che il responsabile sia qualche alimento vero il quale il nostro cavallo è allergico, tuttavia le vere allergie alimentari son poco frequenti. Più sovente questi disturbi si possono manifestare in seguito alla somministrazione di farmaci, alla puntura di insetti  come i culicoides oppure per contatto con sostanze verso le quali si è sviluppata una sensibilità.

Queste reazioni allergiche possono presentarsi sotto forma di piccole papule rimanendo localizzate in alcune regioni del corso come il collo, la groppa o il torace oppure ricoprire interamente tutto il corpo, testa compresa. Le reazioni allergiche di questo tipo possono essere molto pruriginose.

I culicoides sono  piccoli insetti molto fastidiosi per il cavallo che possono provocare la dermatite estiva recidivante o DER. Questo problema causa nei soggetti sensibili un forte prurito che costringe allo sfregamento continuo, che porta addirittura alla perdita del pelo e all’inspessimento anomalo della pelle. La zona più colpite sono generalmente la groppa e la criniera. 

E’ stato dimostrato che gli acari della polvere sono molto importanti nell’insorgenza di alcuni problemi allergici respiratori e cutanei. Gli acari son infatti abitanti comuni nelle nostre case.  Si nutrono dei detriti della pelle  annidandosi in coperte. L’ambiente caldo umido è un ottimo posto per questi animaletti che si annidano tra le coperte e sottosella. Con l’arrivo del primo sole primaverile, essi possono moltiplicarsi abbondantemente è forse per questa ragione che con l’avvicinarsi del periodo primaverile molti cavalli sviluppano reazioni allergiche. Al momento attuale gli unici test che abbiano a disposizione per identificare eventuali allergie nel cavallo sono il cosidetto skin test e l’analisi del sangue. Lo skin test viene anche conosciuto con il termine d’intradermoreazione. Prevede l’iniezione nella pelle di micro quantità possibili allergeni. Le analisi allergologiche sul sangue, invece, si basano sull’esecuzione di alcune analisi in laboratorio per identificare la presenza di alcuni anticorpi. Entrambi i metodi richiedono un pò di tempo per avere i risultati, che non sempre sono attendibili.

Gli acari della polvere possono essere un problema per i nostri cavalli, si annidano nelle coperte e nei sottosella e solo un lavaggio accurato ad elevate temperature seguito da un’asciugatura al sole ci permette di eliminare questi animaletti indesiderati.

 


Centro di gravità

 

Il centro di gravità è un’altra importante caratteristica da riconoscere, poiché il punti in cui è centrata la massa del cavallo. Anche se il centro di gravità varia con le dimensioni del cavallo, esso è generalmente localizzato a metà della gabbia toracica subito causalmente alla linea che separa il terzo craniale del corpo dal terzo medio. Poiché il centro di gravità è spostato cranialmente, gli arti anteriori sopportano dal 60 al 65% del peso corporeo. Ciò determina un aumento dello sforzo negli arti anteriori che è causa della maggior incidenza nelle zoppicature in questi arti. I cavalli che hanno la groppa più alta del garrese sono ulteriormente svantaggiati poiché il centro di gravità viene a trovarsi spostato ancora più in avanti. Ancora, i cavalli dotati di schiena lunga possono sviluppare delle oscillazioni durante l’andatura che alternano meccanicamente il movimento degli arti. Questi cavalli sono soggetti ad intagliatura, ad incrociamento e a problemi del treno posteriore legati a stiramenti muscolari e legamentosi. I cavalli a schiena corta con arti troppo lunghi in proporzione al tronco possono essere soggetti al difetto del raggiungersi, del forgiare e dello scotennamento e a problemi del treno posteriore localizzati alla colonna vertebrale. Certi requisiti sono essenziali per tutte le razze e il veterinario deve aver dimestichezza con le caratteristiche ideali del tronco. Il tronco dovrebbe essere armonioso, in equilibrio con gli arti e ben proporzionato. La conformazione del tronco non rientra tra le cause comuni di zoppicatura.

 


Gli appiombi

 

Per appiombi si intendono le linee direttrici degli arti relativamente al filo a piombo ed in generale sono buoni quando il centro di sospensione ed il centro di appoggio dell’arto sono sulla stessa verticale, in maniera che il corpo sia sostenuto e mosso nel modo più regolare.

I difetti di appiombo più comuni sono:

Base stretta. La distanza tra le linee centrali dei piedi, a livello del loro punto di appoggio al suolo, è minore della distanza tra le linee centrali degli arti alla loro origine del petto. Nei cavalli dotati di petto largo e di muscoli pettorali ben sviluppati è spesso accompagnata da cagnolismo o mancinismo. La parte esterna del piede tocca per prima il terreno e la maggior parte del peso viene portata da questa porzione. Questo richiede il pareggio della interna per equilibrare il piede.

Base larga.  La distanza tra le linee centrali dei piedi sul suolo è maggiore della distanza tra le linee centrali degli arti alla loro origine del petto.  Nei cavalli a petto stretto spesso è accompagnato da mancinismo. In questo caso la maggior parte del peso viene portata sulla parte interna del piede, quindi il pareggio viene effettuato nella parte esterna.

Cagnolismo. È la posizione assunta dai piedi nella quale le punte convergono fra loro. È un vizio congenito e l’arto può essere ruotato sia in alto che in basso. È spesso accompagnato da una conformazione a base stretta. In movimento il cavallo cagnolino tende a falciare. Ciò significa una deviazione del piede verso l’esterno durante la sospensione. Il  piede si stacca da terra con la parte esterna della punta e atterra sulla parte esterna.

Mancinismo. In questo caso le punte dei piedi divergono una dall’altra. Anche questo difetto è congenito e solitamente causato dalla rotazione degli arti dalla loro origine in giù. Può essere accompagnato sia da conformazioni a base stretta che a base larga. Nella fase di sospensione il piede descrive un arco verso l’interno e ciò può causare un’interferenza con l’arto posteriore opposto.

 


Il movimento

 

I movimenti naturali del cavallo hanno 3 caratteristiche principali:

Impulso: impegno con cui il cavallo si muove nelle tre andature.

Ritmo: isocronia dei movimenti (stesso tempo).

Cadenza: distanza che il cavallo percorre in un determinato tempo (velocità delle diverse andature).

     

L'andatura si definisce buona quando:

- il ritmo è regolare

- gli arti si muovono parallelamente al piano mediano del corpo

- i movimenti sono decisi ed elastici

- le oscillazioni laterali del tronco, quelli della testa e del collo si svolgono in giusta misura.

 

Le tre andature sono:

 

PASSO:

Andatura basculata in 4 tempi.

Può essere: raccolto, medio, allungato.

Per un "buon passo" il posteriore dovrebbe poggiare sulle orme dell'anteriore.

 

TROTTO:

Andatura saltata in due tempi.

Il cavallo salta da un bipiede diagonale all'altro.

Il trotto può essere raccolto, medio, di lavoro e allungato.

 

GALOPPO:

Andatura basculata in 3 tempi.

Può essere destro (quando l'anteriore destro appoggia come ultima battuta al terreno ed in questo caso la sequenza è la seguente: posteriore sinistro, diagonale sinistro, anteriore destro).
E' sinistro quando la sequenza è: posteriore destro, diagonale destro, anteriore sinistro.

 

un’altra che si può trovare frequentemente è :

AMBIO:


E' un andatura naturale di alcune razze, artificiale in altre, nella quale il bipiede laterale tocca terra contemporaneamente.

 

DIFETTI DI ANDATURE

Cavallo che trotta sui ginocchi

Si verifica quando l'animale alza molto gli arti anteriori. Da non confondere con cavallo che rade il tappeto. Si dice che il cavallo "rade il tappeto" quando gli zoccoli oscillano troppo vicini al suolo, in modo che sono facili ad inciampare se il terreno è irregolare.

Cavallo che falcia

Le parti esterne degli arti, specialmente gli anteriori, nell'andatura descrivono una specie di arco all'infuori. Questo difetto è frequente nei cavalli cagnoli e in quelli che hanno piedi grandi e piatti.

Cavallo che si incrocia

Il bipede in levata esegue il elevazione un movimento laterale molto marcato, in modo da incrociare l'arto in appoggio dello stesso bipede in avanti o all'indietro, ma generalmente senza toccarlo. E' un difetto piuttosto grave perché l'animale cade con facilità.

Cavallo che si culla

Avviene quando il corpo del cavallo presenta un barcollamento laterale molto spiccato.

Cavallo che forgia

Si verifica quando il cavallo al passo o al trotto provoca un caratteristico rumore metallico dovuto al fatto che con il piede posteriore tocca quello anteriore sui rami del ferro.

Cavallo che s'intaglia

L'arto del bipede anteriore o posteriore, che è in levata, colpisce con lo zoccolo l'arto dello stesso bipede che è in appoggio. I cavalli s'intagliano più spesso al bipede posteriore per il fatto che generalmente esse tendono ad essere più ravvicinate.

Cavallo che arpeggia

E' un movimento che interessa frequentemente gli arti posteriori. Durante la camminata gli arti interessati sono involontariamente sollevati in modo esagerato, quasi di scatto per predominio dell'azione dei muscoli flessori.

Cavallo che passeggia

Si verifica quando il cavallo estende completamente tutto l'arto prima ancora che il piede appoggi sul terreno.

Cavallo che trafalca

Si tratta di un'andatura irregolare del trotto, ma più veloce. Il cavallo trotta con gli arti anteriori e galoppa con i posteriori. Spesso questo difetto si osserva in cavalli molto affaticati, quando la velocità del trotto ha raggiunto il suo limite e il cavallo sta per cambiare andatura.

Cavallo che si traina

Il cavallo in questo caso galoppa con gli arti anteriori e trotta con quelli posteriori. Questo difetto è frequente in cavalli molto vecchi o stanchissimi.


L'alimentazione

 

 Per mantenersi in forma il cavallo deve seguire la dieta giusta.  Le vitamine, i pastoni ed i cibi concentrati saranno lo strumento a disposizione per ottenere il giusto mix. Le funzioni del cibo sono le seguenti:

  • rinforzare la muscolatura;
  • sviluppare energia;
  • produrre grasso;
  • provocare la digestione

Ci sono cibi che compiono le prime due funzioni ed altri che invece sviluppano le altre due. Una sana dieta permette di equilibrare le funzioni di cui sopra. Il pranzo di un cavallo deve contenere, fondamentalmente, acqua, azotati (tra i quali le proteine), carboidrati, grassi, fibre grezze e ceneri. Il cavallo preferisce soprattutto l'erba verde fresca, le radici, le granaglie ed il fieno.

L'avena:

Assicura al cavallo una notevole quantità di calorie. Si consiglia di far germinare l'avena in modo da fornire al cavallo un alimento rinfrescante ricco di principi nutritivi. Per quanto riguarda la somministrazione il cavallo predilige che l'avena venga bagnata un giorno prima in un tino d'acqua e che venga colata prima di mangiarla. In alternativa, possiamo anche somministrarla rotta alla macina.

Il fieno:

E' l'alimento base per la dieta del cavallo la decisione, se mangiarlo o no, è frutto di una ponderazione tra profumo, colore e grado di polverosità di tale alimento.. I migliori foraggi sono quelli di collina oppure di maggese o medicati. Non è consigliabile far mangiare al cavallo solo l'erba medica in quanto questa può "scaldare" eccessivamente l'animale.

Altri cereali:

Tra gli altri cereali possiamo citare per una dieta sana l'orzo, il mais, il grano e la crusca. L'orzo è  un alimento molto buono che può sostituire l'avena essendo più digeribile e meno riscaldante. L'orzo per essere buono deve essere piccolo, duro e gonfio con un colore chiaro, il profumo mai forte. Il mais ha come vantaggio quello di avere un notevole potere ingrassante ed è particolarmente indicato per i cavalli che hanno necessità di aumentare di peso. E' un alimento molto valido, da utilizzare con parsimonia in quanto scalda più dell'avena ed è meno digeribile. Il colore ideale è giallo-arancio lucido, privo di odore e dolce di gusto. Il grano è un alimento poco digeribile per cui si consiglia di utilizzarlo solo per i pastoni. Un alimento per il quale il cavallo è particolarmente ghiotto è sicuramente la crusca. Alimento poco calorico, che riempie ed ingrassa poco, deve essere utilizzata di supporto all'avena e all'orzo. Una buona crusca deve essere asciutta, dolce a scaglie ben separate.

 


Una malattia comune e pericolosa…

  

La colica

La predisposizione del cavallo a questo tipo di problema va ricercata sicuramente nella sua originale natura di erbivori. I cavalli si sono evoluti in 10 milioni di anni come animali pascolatori con una dieta ricca di fibra, povera di carboidrati da consumare lungo l’intero arco della giornata. Oggi invece la fisiologia digestiva viene stravolta dalle necessità di gestione, spesso limitate anche dalle esigenze di gara. E’ stato dimostrato che i cavalli che mangiano ad esempio più di 5 Kg al giorno di concentrato sono 6.3 volte più a rischio di sviluppare coliche rispetto a quelli che ne ricevono quantità inferiori. L’amido di questi alimenti non viene ben digerito nel piccolo intestino e diventa dunque un potenziale pericolo per i microrganismi del cieco colon. L’amido in digerito, causa mal fermentazioni in modo anche molto rapido e dunque crea squilibri nella flora intestinale. Il bilancio tra qualità e quantità di fibra e carboidrati non strutturali contenuti nei cereali è di fondamentale importanza, così come la possibilità di avere un pascolo a disposizione in modo costante. I cavalli che non vanno mia al pascolo o che ci stanno per poco tempo hanno tre volte più probabilità di sviluppare questo problema. La maggior parte delle coliche, è legato a problemi di alimentazione e management del cavallo sportivo e agli stress a cui è sottoposto. Le altre cause di coliche vanno poi ricercate nella presenza di parassiti o in fattori extra-intestinali come lipomi, ascessi o legati all’apparato uro-genitale e farmaci.

Generalmente il primo segno di colica è dato dal fatto che il cavallo smette di mangiare. Tanto più il dolore è forte tanto più il cavallo sarà agitato e avrà comportamenti molto evidenti. Se ad esempio il dolore è acuto e improvviso alcuni cavalli cercano di rotolarsi nervosamente, altri addirittura di lasciarsi cadere a peso morto nonostante i nostri tentativi di farli camminare. Altre coliche di tipo “sordo”,  sono invece accompagnate da sintomi più subdoli. Il cavallo in questi casi può non avere i classici sintomi di colica soprattutto nelle prime ore. Magari l’unico segno è quello di arricciare il naso, in momenti che apparentemente sembrano inopportuni. Man mano che le ore passano e il problema non si risolve iniziano poi a comparire altri segni come guardarsi il fianco raspare, sdraiarsi ripetutamente o sudare. La frequenza cardiaca è un buon indice del dolore. In corso di colica la frequenza aumenta raggiungendo valori intorno 40 battiti al minuto o addirittura sopra ai 60 quando il dolore è molto intenso.

Se il cavallo ha qualche dolorino dobbiamo sempre e subito riferirlo al nostro veterinario. Nell’attesa del veterinario la soluzione migliore è quella di far passeggiare il cavallo. Nel momento in cui il cavallo viene riportato in box è bene togliere tutto il cibo ed eventualmente mettere una museruola perché non mangi la lettiera.

Il termine “colica” non si riferisce a un problema specifico, ma ad un sintomo dato dalla presenza di dolore localizzato all’addome.

 

 

 Biologia

L'apparato riproduttivo

 

Sia il maschio sia le femmina del cavallo raggiungano la maturità sessuale all’età di circa due anni.

Al termine della gestazione, che dura 11 mesi, nasce generalmente un solo puledro. Di solito i maschi non destinati alla riproduzione vengono castrati al fine di ottenere un animale più tranquillo, mentre vengono sterilizzati con la sola resezione dei dotti deferenti i maschi destinati al ruolo di “stallone ruffiano” cioè per accertarsi che la femmina sia davvero disposta all’accoppiamento onde evitare rifiuti con possibile danneggiamento allo stallone riproduttore. La longevità arriva e supera abbastanza facilmente i 40 anni anche se la vita media dei cavalli in Italia si aggira tra i 25 e i 30 anni.

Il cavallo è in grado di riprodursi durante tutto l’arco dell’anno ma la sua vita sessuale è più spiccata nel periodo che va dal mese di febbraio a quello di luglio (stagione di monta), con una punta massima nei mesi da aprile a giugno.

Lo stallone durante la stagione di monta può compiere un massimo di due salti al giorno.

I calori nella cavalla hanno una durata che varia tra i tre e gli otto giorni e nel caso di mancata fecondazione si ripresentano dopo tre o quattro settimane, essendo il ciclo estrale di ventidue giorni.

La gravidanza ha una durata media di 11 mesi e 10 giorni. Dopo un mese dal parto la cavalla potrà riprendere a svolgere un moderato lavoro. Pochi giorni dopo il parto nella cavalla si ripresenta il calore e potrà essere di nuovo fecondata.

L’allattamento del puledro dura circa 6 -7 mesi dopo di che avviene lo svezzamento.

La fase di calore (estro) dura di solito 4-6 giorni. In questo periodo la fattrice accetterà lo stallone mentre nei successivi 15 giorni lo rifiuterà (diestro), l’intero ciclo dura in media 3 settimane.

La maggior parte delle cavalle vanno in calore ogni 3 settimane nell’arco di 3 o 4 mesi all’anno.

Quasi sempre la fattrice che ha partorito ritorna in calore 8-9 giorni dopo il parto. In questo caso la cavalla è eccezionalmente fertile.

Durante il calore generalmente solleva la coda, la cervice si rilassa, il canale genitale si inumidisce e si osservano movimenti ritmici di contrazione e rilascio delle labbra della vulva. La cavalla, inoltre, avverte un frequente stimo a urinare.

Anche l’allungamento del collo e il sollevamento del labbro superiore sono segni che la cavalla è in calore e pronta ad accoppiarsi.

Alcune volte la cavalla può entrare in calore ed avere l’ovulazione senza manifestazione alcuno dei segni tipici.

Una volta accertata la gravidanza la maggior parte delle giumente gravide cambiano aspetto in modo percettibile 6 mesi circa dopo la monta.

L’addome si gonfia e oscilla leggermente quanto la giumenta si muove.

Durante la gravidanza la dieta non deve mai venir cambiata troppo radicalmente e la giumenta non deve mia essere lasciata senz’acqua.

Il cibo non deve mai essere stantio, gelato o fermentato.

La giumenta non deve mai soffrire di coliche o raffreddori, non deve subire spaventi o fare sforzi eccessivi.

In caso di gravidanza gemellare l’aborto è più frequente, in genere, tra il 6° e il 9° mese di gravidanza.

L’utero della giumenta non è abbastanza capiente per ospitare due gemelli e quindi si verifica l’aborto.

Solo il 20% circa dei gemelli concepiti riesce ad arrivare alla  nascita.

Quelli nati alla scadenza prevista di rado sopravvivono per più di alcuni giorni e se uno sopravvive, di solito resta piccolo e debole.

Per questo si cerca di evitare gravidanze gemellari.

Durante l’ultimo terzo della gravidanza il feto triplica il suo peso, pertanto la giumenta ha bisogno di integrazioni alimentari, soprattutto proteine.

Avvicinandosi al parto la dieta va gradualmente modificata.

A 3 settimane dal parto erba e fieno vanno ridotti gradualmente alla metà, e anche la razione di avena va dimezzata.

Per evitare che la giumenta diventi stitica bisogna somministrare un pastone di crusca e lino cotti almeno 2 volte a settimana.

 

 

 

IL PULEDRO

Il puledro, generalmente ben reattivo fin dai primi momenti di vita, tende già dai primi minuti per provare ad alzarsi. I primi tentativi finiscono, il più delle volte, in ruzzoloni rovinosi ma dopo un po’ il puledro comincia a reggersi sulle quattro zampe.

 La ricerca della mammella è, per il neonato, un compito lungo e arduo che può impegnare parecchio tempo.

Nei primi momenti dopo il parto la cavalla può talvolta apparire aggressiva nei confronti del figlio, soprattutto se primipara. Questi primi momenti sono assai delicati e bisogna intervenire con tranquillità ma stando ben attenti che la cavalla non faccia del male al puledro.

 Una volta che il puledro si è finalmente attaccato, la cavalla normalmente si calma e accetta che il piccolo le si avvicini senza più mostrare segni di insofferenza.

Infine si ha il secondamento, e cioè il distacco completo della placenta dall’utero. Questa, che appena dopo il parto pende dalla vulva, in genere impiega da qualche minuto a qualche ora a staccarsi completamente.

È importante che il secondamento non avvenga oltre le due ore dal parto, altrimenti si ha una “ritenzione placentare”, condizione che protraendosi eccessivamente può compromettere la salute della cavalla portando infezione uterina e, nei casi più gravi, anche intossicazioni che possono condurre a gravi casi di laminite acuta

Durante gli ultimi mesi di gravidanza, quando il puledro aumenta molto di volume, i visceri addominali della fattrice sono costretti ad adattarsi in uno spazio ridotto. Appena dopo il parto i visceri tornano nella loro posizione normale ma questo processo di ricanalizzazione è molto delicato: la cavalla potrebbe andare in colica. Nei giorni successivi, finché le feci non saranno quantitativamente e qualitativamente normali, è opportuno somministrarle molto fieno e poco mangime o, meglio, sarebbe perfetto un pastone liquido 2 volte al giorno.

 

 

 

 

 Come ci ha cambiato la vita

Uomo e cavallo…due vite per una storia...

 

Fra i molti animali domestici che hanno affiancato l'uomo nella sua evoluzione e nella storia, il cavallo ha avuto indubbiamente il ruolo di protagonista.

 


Il cavallo, inizialmente considerato alimento, alla stregua di tutti gli altri animali predati, è divenuto col tempo il principale strumento del progresso dell'uomo. Possiamo dire con certezza che senza il contributo del cavallo il corso dell'evoluzione e della storia dell'uomo sarebbero stati sicuramente diversi.

La domesticazione delle razze primitive avvenuta intorno al 4.000 a.C. Già da qualche millennio l’uomo aveva addomesticato altri animali, ma i cavalli erano molto più difficili da prendere per via della loro velocità, così  iniziò ad allevarli in dei recinti e ben presto capì che erano degli animali molto disponibili ad essere addomesticati. Possiamo, quindi, dire che il legame tra uomini e cavalli nasce oltre 6.000 anni fa!! Da allora i cavalli furono utilizzati per lavorare la terra, tirare i pesi e attaccare i nemici.  Intorno al 1500 a.C. l’uomo iniziò a montare a cavallo in tutte le aree dove era stato addomesticato, anche se ancora i antenati cavalieri non sapevano che cosa era la sella. In poco tempo i cavalli divennero il mezzo di trasporto più importante e gli eserciti li utilizzavano anche per andare in guerra anche se nel momento del combattimento utilizzavano ancora i carri.

Probabilmente la prima vera “cavalleria” della storia, fu l’armata di Alessandro il Grande, il quale nel 326 a.C. arrivò fino in India. Dopo tale esempio, le cavallerie si svilupparono in Europa in epoca carolingia e rivoluzionarono tutto il sistema militare, tanto che durante il Feudalesimo i cavalieri erano considerati delle figure molto importanti. Purtroppo però dovettero aspettare il X secolo per scoprire la sella. In questo periodo infatti fu inventata la sella ad arcione in legno che aveva una paletta molto pronunciata, di modo da dare un buon punto di appoggio per utilizzare la lancia. Dalla Cina arrivarono poi le staffe che consentivano un equilibrio più stabile. Migliorando l’equilibrio migliorò anche la reputazione dei cavalieri che iniziarono ad affollare racconti e leggende, come Re Artù e i suoi Cavalieri della Tavola Rotonda.

Nell’epoca moderna, si è assistito ad un lento declino dell’utilizzo del cavallo negli eventi bellici. Le armi da fuoco sostituirono le cariche della cavalleria, ma il cavallo rimase un punto saldo nella vita dell’uomo, anzi, nel Seicento fiorirono le scuole di equitazione e furono scritti molti trattati sul “buon governo” riguardanti la pulizia e la cura del cavallo. La prima guerra mondiale segna la definitiva uscita del cavallo dai campi di battaglia.

Guerre a parte, il cavallo rappresentava l’unica soluzione per spostarsi su lunghe distanza. Il vero sviluppo dei carri trainati con i cavalli si ebbe in epoca romana grazie alla costruzione di una fitta rete stradale che tuttavia si deteriorò con la caduta dell’impero romano e fu solo alla fine del Seicento che la viabilità riprese a svilupparsi. Dalle carrozze della nobiltà alle diligenze pubbliche, i veicoli tirati dai cavalli furono da quel momento, per oltre 250 anni, il più importante mezzo di trasporto fino allo sviluppo delle ferrovie e dei mezzi a motore. All’inizio dell’800 esistevano centinaia di tipologie di trasporti tirati da cavalli e nelle città erano frequenti gli incidenti “stradali” causati dalle carrozze.

Il cavallo è servito all’uomo come fonte di sostentamento, come supporto fondamentale in guerre e battaglie, come mezzo di trasporto e come status symbol, tuttavia il ruolo più importante di tutti è stato quello di indispensabile forza lavoro, dalla sua domesticazione a tutto l’ottocento e in alcune zone ancora oggi.  Tra i mestieri più diffusi c’erano sicuramente tutti quelli che avevano a che fare con l’agricoltura. I cavalli potevano essere attaccati alle ruote che facevano girare i mulini oppure venivano caricati di basto, e tiravano gli attrezzi nei campi. Nei boschi trascinavano i tronchi tagliati. In città i cavalli tiravano i mezzi più disparati, dalle botti dei pompieri ai distillatori di grappa ambulanti ai convogli postali. Nonostante l’attuale progresso tecnologico ancora oggi sono numerosi gli utilizzi del cavallo come forza lavoro, soprattutto in quei paesi del mondo dove lo sviluppo è rimasto più arretrato e il sistema economico è ancora prevalentemente agricolo.

Ora i cavalli vengono utilizzati maggiormente per “fare sport”. Sono molte le discipline sportive, tutte inserite nel programma olimpico, cui dedicarsi in sella.

Nella monta inglese:

 Il salto ostacoli premia la precisione del cavaliere e l’agilità del cavallo. Il dressage, termine francese, indica l’addestramento del cavallo e l’abilità del cavaliere a fargli comporre figure eleganti. Il concorso completo, mette alla prova la forza e la versatilità del binomio. Ci sono le corse in cui i cavalli vengono messi in competizione per la velocità. Il volteggio in cui vengono eseguiti movimenti acrobatici sul cavallo in movimento.

 Esiste poi la monta che spazia su molti altri campi.

Da non molto tempo però si è anche iniziato a utilizzare il cavallo per l’ippoterapia in quanto i movimenti del cavallo:

  • possono essere considerati fisioterapici in quanto, nella loro configurazione tridimensionale al passo, corrispondono strettamente al moto deambulatorio umano;
  • facilitano, con il loro ritmo - peraltro corrispondente a quello del cuore umano - i movimenti simmetrici del capo, del tronco e delle estremità del cavaliere; 
  • normalizzano il tono muscolare ed esercitano un'influenza terapeutica sullo sviluppo del controllo posturale dinamico in posizione seduta, modificando continuamente l'equilibrio del soggetto in groppa e sollecitando, quindi, le sue reazioni di raddrizzamento e di equilibrio.
  • determinano una stimolazione costante dei sistemi vestibolare e propriocettivo del cavaliere, rinforzando il raggiungimento ed il mantenimento della postura corretta.

Contemporaneamente, l'input sensoriale dovuto al corpo caldo dell'animale, la pressione sulle giunture delle pelvi e della colonna vertebrale e le modificazioni nel tempo e nello spazio, costituiscono gli elementi di una normale, intensa stimolazione senso-motoria.

Il cavallo, in definitiva, facilita l'acquisizione delle funzioni psicomotorie e cognitive tramite il valore di rinforzo che acquistano le sue risposte dinamiche.


La riabilitazione equestre si mostra in grado di incrementare anche l'autostima e la disponibilità all'apprendimento, nonché di migliorare l'instabilità motoria, la labilità attentiva e il linguaggio (verbale e gestuale), di ridurre le manifestazioni reattive nei rapporti interpersonali, facilitando l'integrazione sociale.
Il contatto con la natura e col gruppo sviluppano una migliore integrazione sociale e la diminuzione di stati d'ansia. 

La riabilitazione equestre trova ottime applicazioni e ottiene buoni risultati anche su soggetti appartenenti alla terza e quarta età.

 

In qualsiasi caso il legame che si crea fra cavallo e cavaliere è profondo e indissolubile…qualsiasi cosa accada.

 

  

 

“… Vede, i cavalli hanno un cuore così grande

che la cosa che desiderano più al mondo

è fare esattamente ciò che vogliamo.

Ma quando i nostri messaggi diventano confusi,

essi cercano solo di mettersi in salvo …”

  

 

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Comments (2)

Davide said

at 12:52 pm on May 13, 2013

Ciao, le foto sono tue?

elena.mala said

at 3:37 pm on May 17, 2013

Sisi.

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